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Posts Tagged ‘vino siciliano’

Tante interessanti novità a Sicilia en Primeur 2011 il consueto appuntamento organizzato da Assovini Sicilia che si è svolto quest’anno in provincia di Ragusa presso la bellissima location del Donnafugata Golf Resort & Spa nei giorni 12 e 13 Marzo. Circa 80 i giornalisti specializzati della stampa nazionale ed internazionale che hanno incontrato i 37 produttori partecipanti all’ottava edizione. Sono stati oltre 350 i vini in degustazione tra campioni “en primeur” e le annate già in commercio, ne ho assaggiati davvero tanti, un approfondito focus che ha messo in evidenza una qualità media dei vini decisamente in ascesa, dalla parte occidentale alla parte orientale dell’isola i vini hanno mostrano significativi comuni denominatori; freschezza e bevibilità. Veramente interessante la conferenza introduttiva del prof. Attilio Scienza, il quale ha sottolineato come oggi la naturalità dei vini sia un importante elemento strategico. Mentre negli anni ‘60 si interpretava l’ecologia come avversione verso la chimica e l’innovazione scientifica, oggi l’ attenzione è rivolta sia all’uso moderato dei presidi chimici sia alla multifunzionalità dell’agricoltura intesa come tutela dell’ambiente attraverso la difesa della biodiversità e del paesaggio. Proprio l”integrità del paesaggio è spesso indicatore della qualità della conduzione agricola, fare innovazione oggi è soprattutto coltura interdisciplinare nella quale si coniugano fattori tecno-scientifici, economici, sociali e di mercato, nonché emozionali. Oggi nel vino di qualità convivono più concetti: gusto internazionale in netta riduzione, tipicità territoriale, leggerezza, bevibilità e naturalità come elementi imprescindibili.

WINE REALITY Web Tv: Report video con intervista al Prof. Attlio Scienza 

 

Sono sicuramente degni di nota alcuni dati forniti: le aziende hanno in media in produzione 8 diversi vitigni, con punte anche di 20 differenti vitigni. Inoltre il 42% delle aziende ne sta sperimentando altri, con punte di 40 vitigni in sperimentazione, e per il 75% riguarda vitigni autoctoni. La sperimentazione ha lo scopo innanzitutto di migliorare sempre più la qualità dei vini proposti, e in particolare inoltre di studiare e  valorizzare i vitigni autoctoni, recuperando vecchie varietà e provando nuovamente a vinificarle; per valutare i portainnesti, l’adattabilità ai diversi terroir, per studiare i diversi biotipi; per introdurre varietà innovative, per diversificare l’offerta commerciale e  valorizzare maggiormente il territorio. Il 32% delle aziende Assovini conserva tra le sue vigne varietà che si possono definire reliquie.

Altri dati significativi: il 47% delle aziende Assovini è già dotata di una certificazione ambientale (lo scorso anno era il 33%),  il 92% usa già concimi a basso impatto ambientale (lo scorso anno era il 79%), il 50% ha adottato sistemi per la riduzione dell’impatto ambientale dei residui di produzione (lo scorso anno era il 47%), il 42% delle aziende socie sta sperimentando nuovi vitigni. Inoltre il 61% delle aziende socie usa lieviti autoctoni, il 20% ha ristrutturato la cantina secondo i criteri della bioarchitettura, il 65% è già dotato, o si sta dotando, di una struttura ricettiva.

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Il 17 giugno 2010 presso il Centro di Cultura Italiana  di Belgrave Square a Londra insieme all’amico Filippo Barbiera ho tenuto un seminario degustazione sulle Malvasie delle Lipari nell’ambito dell’evento  “Made in Sicily” Food – Wine- Craft, organizzato da AIS Sicilia in collaborazione con la delegazione AIS Londra e con il supporto dell’Assessorato Regionale Siciliano delle Risorse Agricole e Alimentari – Dipartimento Interventi Infrastrutturali per l’Agricoltura. Nella bellissima location che ci ha accolti l’organizzazione è stata curata in modo impeccabile dal delegato AIS Londra Andrea Rinaldi e dal Sommelier siciliano del ristorante “Locanda Locatelli” Virgilio Gennaro, nutrita la partecipazione di giornalisti, buyers, ristoratori ed esperti di settore inglesi che hanno partecipato al seminario, nel quale oltre alla descrizione generale delle Eolie, abbiamo approfondito la Malvasia nelle diverse tipologie e fatto degustare e descritto quattro vini con sostanziali differenti caratteristiche organolettiche: la Malvasia Capofaro Tasca d’Almerita 2008, la Malvasia Passito Caravaglio 2008, la Malvasia Passito Marchetta 2008 e la Malvasia Passito Fenech 2007. Numerose le domande sia nel corso dell’esposizione sia del tasting, a riprova che i vini dolci siciliani destano sempre un grandissimo interesse. Al piano superiore la giornata dedicata all’eccellenza dei vini siciliani ha dato agli intervenuti la possibilità di degustare presso i vari banchi d’assaggio una selezione di vini siciliani delle cantine  Riofavara, Spadafora, Tasca d’Almerita, Vivera, Fondo Antico, Tenuta Gatti, Il Consorzio DOC Monreale, EtnaVini, Cantine Gulino, Fausta Mansio, Agricola Aguglia. Altro importante seminario degustazione è stato tenuto dal Presidente Regionale AIS Sicilia Camillo Privitera sui vari territori produttivi e su i principali vitigni dell’isola. La giornata londinese si è conclusa con il Gala Dinner, cena a base di prodotti tipici siciliani preparata dallo chef Enzo Oliveri, alla quale hanno partecipato cento selezionati ospiti. Il successo dell’incotro londinese è stato sottolineato in modo particolare proprio da parte delle aziende presenti per le opportunità di incontro che queste hanno avuto con importatori locali interessati alle varie entità produttive di qualità della Sicilia.

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E’ con gran piacere che comunico la nascita di  www.vitevinonews.it la testata giornalistica che l’Istituto Regionale Siciliano della Vite e del Vino dedica all’universo del vino ed alle sue principali componenti: territorio, vitigni, aziende, gusti e tendenze di mercato. Voluta dai vertici dell’ente, il Presidente Leonardo Agueci, il vicepresidente Giancarlo Conte e dal Direttore Dario Cartabellotta, Vitevinonews è parte integrante del portale dell’IRVV ed attraverso la proposizione di notizie, approfondimenti, cronache, immagini e servizi, promuoverà il vino ed il territorio dando grande visibilità al made in Sicily.

Il giornale online diretto da Umberto Ginestra, oltre alla mia collaborazione, si avvale di colleghi quali Nino Ajello, Andrea Gabrielli, Annalisa Ricciardi, Vittorio Corradino, Alfonso Gurrera, Antonio di Giovanni ed altri. Un’importante finestra spalancata sull’enologia siciliana a portata di mouse, un forte segnale istituzionale di innovazione e di attenzione verso l’impegno dei produttori siciliani.

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Andare per cantine è sempre un gran piacere, una particolare occasione è stata data da Assovini con i tour della stampa di Sicilia en Primeur 2010 nei quali è stato previsto che i vari gruppi di giornalisti dormissero presso le aziende disseminate su tutto il territorio siciliano. Io avendo scelto insieme ad altri colleghi il tour del centro Sicilia giungo così a Regaleali Tasca d’Almerita, azienda che conosco bene ma che riesce sempre a trasmettere un grande fascino. La splendida cena nella grande sala del baglio in compagnia del Conte Lucio e di Giuseppe ed Alberto Tasca vede la presenza anche dei produttori che ci accoglieranno nelle proprie aziende il giorno seguente. L’indomani mattina presto il panorama dal baglio di Regaleali è quanto mai suggestivo, ai 400 ettari coltivati a vigneto si alternano mandorli ed ulivi fra distese di avena, grano e tanti alberi di eucalipto. Qui il microclima per la coltivazione della vigna è ideale, ci troviamo fra i 400 e gli 800 metri s.l.m. le escursioni termiche tra il giorno e la notte sono ideali. Passeggiamo per vigne, tra i filari più antichi, quelli dell’Insolia del Nozze d’Oro, poco distanti vi sono i primi vitigni internazionali piantati in Sicilia, lo Chardonnay ed il Cabernet Sauvignon. Da sempre Regaleali è una fucina di innovazione, qui rispetto al resto del mondo agricolo siciliano tutto è arrivato in anticipo, la prima mietitrebbia che il Conte Lucio ricorda di avere guidato appena messa in attività, i primi trattori, le prime moderne teniche di vinificazione, i primi legni di origine francese. Facciamo un giro completo della cantina, scendiamo perfino giù nel sottosuolo dove affinano le bottiglie dello spumante Almerita Brut metodo classico da uve Catarratto che tra poco sarà affiancato dall’uscita del nuovo Rosè, tutto è in un confuso ordine ed Alberto Tasca lo sottolinea compiaciuto. Nello spiazzo antistante al Baglio con tono familiare chiaccheriamo della storia di Regaleali, di antiche tradizioni ed abitudini che hanno fatto la storia della viticoltura siciliana. Di lì a poco saremo a Feudo Montoni il regno di Fabio Sireci. Nelle terre di contrada Montoni Vecchi, nell’agro di Cammarata, il Nero d’Avola è allevato da oltre seicento anni. Fabio è tra le persone che nel mondo del vino stimo di più, per la sua signorilità, la sua discrezione, per la sua capacità di trasmettere l’amore per i suoi vini. Era il 2005 ed in una conferenza-degustazione che feci in terra di Puglia riguardante il Nero d’Avola e le sue sei più belle espressioni in bottiglia, mi piacque definire la selezione Vrucara Feudo Montoni “l’anima pura del Nero d’Avola”. Infatti, il vigneto dal quale deriva si avvale di marze derivanti da piantagioni di Nero D’Avola aziendali storiche, un clone inclonato, piante selvatiche innestate con marze antiche. La particolarità di Feudo Montoni è che attorno ad esso non c’è altra vite per un raggio di 15 km, si è creata nel tempo ed in modo naturale una camera sterile, il clone ha avuto la possibilità di rimanere unico e non andare in ibridazione genetica durante l’allegagione, tutto il terreno seminativo che ha attorno lo ha così protetto. In cantina le uve sono curate senza stravolgere le loro caratteristiche primarie, ne è prova il fatto che ogni annata del Vrucara ha una sua peculiare particolarità ma tutte hanno un unico comune denominatore la riconoscibilità del vitigno. Al nostro arrivo Fabio ci accoglie davanti al baglio e inizia il suo racconto dalle barbatelle che innesta per mantenere il clone di Nero d’Avola Feudo Montoni, incuriosendo in modo particolare i colleghi stranieri, racconta con grande passione delle sue vigne, dei colori e delle bellezze del suo territorio. Entriamo in cantina, ci porta nella zona vinificazione per vedere il luogo dove nascono i suoi vini, il Catarratto, il Grillo oltre al Nero d’Avola e nella zona dei legni dove trovano posto le barriques ed i tonneaux per l’affinamento del vino. All’interno della sua casa Fabio parla di Giacomo Tachis, ci mostra con orgoglio una lettera incorniciata che tiene alla parete nella quale il grande enologo elogia il suo Nero d’Avola definendolo unico per eleganza e finezza, lettera che gli diede una grande spinta nel proseguire il suo impegno nel segno della qualità. Prima di salutarlo testiamo tutti i suoi vini, dalla forte personalità del Catarratto, alla piacevolezza del Grillo, dalla schietta espressione del Nero d’Avola, alla ben conosciuta  marcata veridicità della selezione Vrucara, vino simbolo dell’azienda. Tasca d’Almerita e Feudo Montoni due gran belle realtà vinicole siciliane, le accomuna un territorio unico e la produzione di vini veri e particolari che è un gran piacere, per chi scrive di vino, comunicare.

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Il Borsino del Vino nella prima puntata del 2010 brinda al nuovo anno con due spumanti italiani profondamente diversi , per provenienza, vitigni, metodo di produzione e caratteristiche organolettiche. Sofisticato, di gran classe, dai superbi sentori terziari di evoluzione al naso ed in bocca il Franciacorta metodo classico di Majolini l’ Electo Brut millesimato 2000. Vivace, di gran aromaticità, dall’accattivante beva piena di fragranza e freschezza il Brut metodo charmat Siciliano delle colline Valleldomesi di Castellucci Miano.

L’inserto Curiosità che sta avendo un clamoroso successo, visto il numero di email che ogni settimana giungono in redazione, prosegue nell’approfondimento del bicchiere più adatto ad ogni tipologia di vino: questa settimana riguarda appunto i bicchieri da spumante.

Puntata del 8 Gennaio 2010

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L’enorme successo dell’inserto Curiosità all’interno del “Borsino del Vino” ci porta a dover scegliere tra le tante domande che ponete. Nell’ultima puntata l’inserto risponde ad una delle vostre più gettonate richieste: la corretta sequenza di servizio dei vini nel corso di un pasto. 

Spesso accade, per fare bella figura, di proporre più vini nel corso di un pranzo, ma non nel giusto ordine di assaggio. L’esempio più banale è che un rosso dalla grande struttura passato in legno è in grado di annientare completamente le sensazioni odorose e gustative di uno più giovane bevuto poco dopo. Va sottolineato che la sequenza dei vini non può prescindere da quella dei piatti in abbinamento, così come il numero di vini scelti varia in funzione dell’importanza delle portate, cibo e vino vanno scelti in un armonico crescendo sequenziale.

La puntata del 4 Dicembre 2009 oltre a questo argomento focalizza la sua attenzione su due vini: un grande  DOC Aglianico del Vulture, il Rotondo di Paternoster annata ’04, ed un blend di Syrah e Merlot, il Manfredi ’07 dei Conti di Modica.

Puntata 4 Dicembre 2009

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borsino del vino logo 2Il ” Borsino del Vino” la rubrica che conduco con l’amico Filippo Barbiera riprende con alcune importanti novità, la nuove edizione riguarderà non solo i vini siciliani ma anche quelli dell’intero terrritorio nazionale, in ogni puntata saranno proposti due vini  scelti tra quelli di sicura qualità e dal buon rapporto qualità prezzo. Alla fine di ogni trasmissione sarà presente un nuovo spazio chiamato “Curiosità” nel quale tratteremo alcuni argomenti per rispondere a tutte quelle domande che i telespettatori nel corso delle precedenti puntate ci hanno inviato attraverso il nostro indirizzo email borsinodelvino@email.it .

Puntata del 6 Novembre 2009: Benedè 2008 Alessandro di Camporeale – Le Cupole 2005 Tenuta di Trinoro

Puntata:del 30 ottobre 2009

 Prima puntata della nuova edizione:

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camera grande borsinoDopo quattro mesi di programmazione la trasmissione TV “Il Borsino del Vino” che conduco insieme all’amico Filippo Barbiera si concede la pausa estiva.  Le prime dodici puntate hanno messo in evidenza una nuova forma di comunicazione del vino siciliano (vedi il l’articolo al link), una comunicazione precisa e mirata in grado di interessare attraverso il mezzo televisivo sia esperti sia neofiti, approfondendo in ogni puntata i vitigni che compongono i due vini proposti,  dando inoltre  il suggerimento dell’abbinamento di ogni vino con il piatto ideale.

Ecco l’ultima puntata andata in onda il 31 luglio nel rinnovato studio:

 

A Settembre rimprenderà la programmazione con interessanti novità, aspettiamo suggerimenti e proposte.

Tutte le puntate del Borsino del Vino al link: luigisalvoilmondodelvino

Link Giapponese del Borsinio del Vino:  MICKOY TV

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doc sicilia blogSi è svolto a Palermo nella sala gialla di Palazzo dei Normanni l’incontro tra i vertici dell’Assessorato agricoltura, dell’Istituto della vite e del vino ed i produttori per dibattere sulle modalità d’attuazione della tribolata generica DOC Sicilia, alcuni si, alcuni no, molte le perplessità.

WINE REALITY Web Tv ha raccolto le opinioni di alcuni dei presenti: il Presidente dell’Istituto della Vite e del Vino Leonardo Agueci, il Presidente del Consorzio di Tutela della Doc Monreale Mirella Tamburello, Renato Di Lorenzo dell’azienda agricola Feudo Disisa, Andrea Vesco dell’azienda agricola Rallo, Rosario Farulla della cantina del Gattopardo, Luciano Parrinello enologo e giudice di concorsi enologici internazionali e Filippo Barbiera autore e conduttore di programmi Tv sul vino. 

 

 

Nel corso di questo incontro il problema che è emerso in maniera preponderante è stato, senza alcun dubbio, la possibilità che nella normativa della Doc si faccia esplicita permissività all’imbottigliamento fuori regione. Tutti quei produttori che da tempo si sono impegnati  in un percorso di qualità e di caratterizzazione dei propri prodotti sono assolutamente contrari. Sintomatiche invece, a tal proposito, le parole del Direttore dell’Istituto Vite e Vino Dario Cartabellotta: “Ci troviamo difronte ad una nuova realtà, le organizzazioni comuni di mercato aprono la possibilità di fare promozione nei paesi non europei. Il vino siciliano è all’inizio di una nuova fase e la Doc deve essere vista come uno strumento a servizio dei produttori”.

Marilena Barbera delle Cantine Barbera di Menfi ha espresso in maniera netta la sua posizione che riflette quella di tanti altri: “Non sono d’accordo con l’istituzione della Doc Sicilia, le si chiedono due miracoli: risolvere i problemi del mercato e quelli della cooperazione. Le piccole aziende devono chiedere una Doc più forte della Igt, mentre adesso sono troppo pochi i paletti posti nel disciplinare della nuova grande denominazione unica. È come se uno stesso prodotto venisse vestito in modo diverso,  i consumatori non sono per nulla stupidi”.

E’ tutto ancora in alto mare.

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doc sicilia 2Nel Maggio del 1999 nel capitolo introduttivo della Guida che pubblicai con il titolo “I migliori Vini di Sicilia”  feci menzione di un’idea che allora iniziava a paventarsi, l’istituzione di una generica DOC Sicilia e nel Novembre del 2001 scrissi un articolo per il portale Tigulliovino dal titolo “Sicilia nuova frontiera del vino di qualità”, il pezzo dopo avere descritto con dovizia la Sicilia enologica terminava in questo modo: “Da qualche anno è in progetto la creazione di una grande D.O.C. Sicilia, allo scopo di poter meglio accreditare la produzione vinicola siciliana, che ha nobili tradizioni e guarda al futuro, facendole conquistare sempre più ampi spazi di mercato e valorizzandola ancora di più nel panorama enologico mondiale. La DOC Sicilia potrebbe essere utile a questi scopi,  personalmente non credo, il percorso è comunque iniziato”.  Era il 2001 e la trovata della DOC Sicilia era già in cantiere, si legga bene, “da qualche anno!!!”.  Nel 2009, quest’ idea che preciso subito non vedo per niente di buon occhio,  a distanza di ben oltre dieci anni è ancora allo stadio di discussione. Si disquisisce ancora, ed ai più non è chiaro, se realmente la DOC Sicilia possa essere utile o meno a portare nuove fette di mercato, in buona sostanza, a vendere tutto quel vino (di scarsa qualità) che rimane invenduto nelle cantine isolane.

L’iter di questa ormai famosa DOC “calderone” all’interno della quale dovrebbe trovare posto di tutto un po’,  ha subìto una spinta ai primi di Dicembre del 2008, quando l’assessore regionale all’Agricoltura, Giovanni La Via, nel corso di un incontro con i rappresentanti di Assovini Sicilia, dell’Istituto Regionale della Vite e del Vino, del mondo cooperativo e delle organizzazioni di categoria, ha proposto loro il marchio unico sul territorio regionale, la Doc Sicilia appunto, che secondo l’assessorato è in grado di differenziare e tutelare i vini Siciliani sui mercati nazionali e internazionali con l’utilizzo del “brand Sicilia”. Al primo incontro si sono susseguite una serie di riunioni e l’accordo che sembrava essere stato raggiunto tra tutte le parti interessate, ovvero mondo della cooperazione e aziende private ad oggi è tutt’altro che sancito. L’ultimo incredibile compromesso  raggiunto prevedeva una Doc Sicilia allargata a chiunque ne facesse richiesta, anche fuori regione, in modo da non ledere gli interessi delle cantine sociali che sulla vendita del vino sfuso basano la maggior parte del proprio guadagno. Questa posizione era emersa nel corso dell’ultimo “conclave”  svoltosi al Museo Civico di Gibellina, tra i rappresentanti delle cantine sociali, fra i quali Dino Taschetta della Colomba Bianca e Nino Inzirillo dell’Alto Belìce, produttori privati quali Giacomo Rallo di Donnafugata e Diego Planeta presidente di Assovini, tecnici con il presidente di Assoenologi Carlo Ferracane, istituzioni con il dirigente dell’assessorato regionale Agricoltura Giuseppe Bursi, ed il direttore dell’Istituto Regionale della Vite e del Vino Dario Cartabellotta, posizione che sembrava già concordata, sulla quale però alcuni dei presenti hanno espresso delle perplessità, altri netta contrarietà.  A questo punto, dato lo stato di confusione generale, la DOC Sicilia ha tempo per essere decisa e formulata sino al 31 luglio di quest’anno, se entro questa data, la Sicilia non formalizzerà le proprie richieste con il sì del 66% dei produttori dell’Isola, l’idea si sgonfierà definitivamente.

Sin dal primo momento, una decina di anni fa, la possibilità della creazione di una generica DOC Sicilia mi ha assolutamente lasciato perplesso, non credo sia lo strumento più corretto per ottenere gli scopi che ci si vuol prefiggere. Il concetto di Denominazione d’origine controllata esprime il nome geografico di una ristretta zona viticola particolarmente vocata con particolari caratteristiche di “terroir”. Con il termine “terroir” s’intende la perfetta interazione tra le condizioni climatiche della singola zona, le caratteristiche pedologiche locali ed il comportamento del vitigno coltivato in quell’ambiente. Per spiegarlo in maniera più estesa le caratteristiche morfologiche della zona di coltivazione, montuosa, collinare o pianeggiante, l’esposizione alla luce, la presenza di laghi o fiumi, la composizione del suolo, l’importante incidenza delle escursioni termiche durante la giornata sulla qualità delle uve, ecc., tutti questi parametri sono fondamentali per la caratterizzazione di un vino e della DOC di riferimento.

Il terroir, d’altronde, è il fondamento delle direttive europee riguardo le Denominazioni d’Origine, che hanno lo scopo di indicare la provenienza dei vigneti dai quali nasce il vino DOC, questi vigneti devono essere regolarmente iscritti all’albo della zona indicata. Tutto quanto riassunto è decisamente in contraddizione con la creazione di una generica DOC Sicilia, la quale proprio perché comprenderebbe l’intero territorio di una regione non potrebbe certamente esprimere le caratteristiche che danno vita alla Denominazione d’Origine. La Sicilia è un continente vinicolo, si vendemmia dai primi di Agosto nelle zone calde ed assolate del trapanese, fino a fine Novembre nelle zone più alte e fredde dell’Etna,  il consumatore medio non ha certamente l’anello al naso, si è evoluto ed a mio modo di vedere  una generica DOC Sicilia non sarebbe sicuramente l’optimum.

Qualche mese fa in maniera nettamente sfavorevole si era già espressa l’Assoenologi Sicilia in questi 12 punti ,alcuni dei quali personalmente sottoscrivo in pieno:             

1. Non è chiaro chi sono i soggetti che si avvantaggerebbero con la Doc Sicilia. Sicuramente poche aziende, al massimo 6 o 7, con esclusione di molti altre, compreso le Cantine Sociali, che non hanno un mercato consolidato e che comunque, in ogni modo, stanno facendo innumerevoli sforzi per il posizionamento

2. Sarebbe opportuno proporre una DOC regionale ma dal nome TRINACRIA, lasciando così in vita l’I.G.T. Sicilia, che ha un proprio mercato (i maggiori produttori di vino I.G.T. Sicilia sono le cantine Sociali che detengono l’80 % della produzione regionale, non solo come uve ma come prodotto regolarmente classificato I.G.T., oltre a vini da tavola generici)

3. L’attuazione e la nascita di un eventuale consorzio di tutela e di controllo della DOC SICILIA, richiederebbe tempi molto lunghi, dal momento che anche le Camere di Commercio sono lente nel rilascio delle certificazioni e di rivendicazioni del prodotto I.G.T e vista la scarsa efficienza dei consorzi esistenti in Sicilia

4. Leggendo attentamente il disciplinare di produzione della DOC SICILIA, preparato dall’Assessorato Regionale all’Agricoltura, si evince, che è stato redatto in modo superficiale da persone fuori dal contesto produttivo. Non sono citati, ad esempio, i “vitigni minori”, sia bianchi sia rossi e “non si specificano quali sono le varietà aromatiche”, includendo nella singola voce erroneamente le varietà insolia, grillo, chardonnay e fiano, “che non sono aromatiche”, ed inoltre manca la dizione “passito ottenuto da uve rosse” e la citazione delle uve stesse

5. Sarebbe opportuno darsi un lasso di tempo di 10 anni affinché si possa spingere una qualificazione del prodotto regionale, sia esso ad IGT e sia le per 22 DOC già esistenti, (escludendo la DOCG Cerasuolo di Vittoria) verso una nuova e ulteriore qualificazione del prodotto, innalzando l’attuale soglia di confezionato dall’attuale 15%, al 25 – 30%

6. Gli attuali imbottigliatori dell’Italia settentrionale, che comprano in Sicilia e che confezionano nel territorio regionale potrebbero non essere più interessati ad acquistare vini ad I.G.T. Sicilia, ciò causerebbe la fine della commercializzazione di vini acquistati presso le Cantine isolane, che al momento producono oltre un milione di ettolitri di vino ad I.G.T. Sicilia. Ci si chiede a questo punto: a chi gioverebbe il fallimento del mondo cooperativistico in Sicilia, senza perseguire più i principi di sussidiarietà, assistenziale e di mutualità?

7. Bisognerebbe puntare sul “brand istituzionale – Sicilia”, che dovrebbe essere di proprietà della Regione (es. grappolo, isola etc.) riportando questo bollino sulle etichette di tutta la produzione vinosa

8. La regione attraverso i P.S.R. dovrebbe attivarsi immediatamente a spingere le cantine sociali verso gli “accorpamenti”, per la creazione di grossi poli di commercializzazione, in grado di sostenere ed affrontare i processi di posizionamento e di qualificazione del prodotto siciliano, competendo con altri poli del nord Italia, europei e mondiali

9. La Regione Sicilia deve attuare piani di valorizzazione e di promozione delle produzioni vitivinicole, attraverso delle campagne promozionali mirate in tutto il mondo, utilizzando i fondi Comunitari, che in ultima analisi significherebbe perseguire “non la politica dei prezzi”, ma la politica del “brand territoriale”, legando il marchio al “territorio di produzione” individuato e circoscritto

10. Il marchio o brand Istituzionale non potrà essere utilizzato da aziende operanti in territorio diverso dalla regione Sicilia, ma che comunque potranno acquistare e vendere il vino a I.G.T. Sicilia

11. I nostri viticoltori, qualora verrebbe ad essere attuata la Doc Sicilia, sarebbero testimoni inconsapevoli di una “debacle” e della mortificazione della propria dignità di viticoltori, lasciando a pochi il compito di segnare il proprio destino e quindi la scomparsa della viticoltura siciliana a vantaggio di un corpuscolo di aziende, che al momento hanno un mercato consolidato, ciò significherebbe quindi, la fine delle Denominazione d’origine, come già avvenuto in passato per il “Marsala”

12. L’attuale I.G.T. Sicilia andrebbe modificata, includendo la possibilità di riportare in etichetta almeno “quattro varietà” di uve anziché “due” come attualmente disciplinato dal decreto del Ministero delle Risorse Agricole del 10.10.1995 modificato dal D.M del 24 marzo 1997

Il presidente di Assovini Diego Planeta ha preso posizione favorevole alla nascita della DOC Sicilia ed ha inviato a tutte le aziende socie una lettera nella quale riassume i punti che giustificano l”istituzione della DOC: 1) Poter  avere accesso ai fondi europei Ocm tramite la creazione di un Consorzio di Tutela e fare azioni di promozione territoriale forti ed efficaci sulla Doc Sicilia
2). Protezione del marchio “Sicilia” 3) Fare crescere la categoria dei vini Siciliani nel suo valore percepito: i piccoli e singoli produttori potranno sfruttare nel mercato il brand Doc Sicilia senza dover impiegare somme importanti per affermare i loro singoli marchi, contribuendo inoltre a fare “sistema” tra le aziende 4) La possibilità di valorizzare meglio i singoli territori (zone di eccellenza) con l’inserimento in etichetta del  brand Sicilia accanto ai nomi delle attuali Doc (Doc Sicilia Delia Nivolelli, Doc Sicilia Contessa Entellina). Le Doc con le denominazioni  più conosciute  potranno mantenere la loro denominazione attuale se lo vorranno 5) La possibilità di controllare meglio i dati di produzioni con l’inserimento delle fascette. Scoraggiando quindi eventuali imbottigliatori senza scrupoli 6) Migliore controllo sui  vigneti e sulle produzioni che vorranno rivendicare la Doc 7) Ovviare ai riflessi negativi delle nuove norme sull’etichettatura e di una eventuale Igt Italia

Il nodo fondamentale resta la possibilità dell’imbottigliamento fuori regione, una scelta che tanti non gradiscono, la stesura dell’ultimo disciplinare in ordine di tempo prevede che chiunque abbia imbottigliato Igt Sicilia fuori dal tettitorio regionale per almeno due anni, anche non consecutivi, negli otto anni precedenti all’entrata in vigore della DOC sicilia, potrà godere di una deroga di 5 anni (prorogabili) “che consenta loro di continuare l’imbottigliamento fuori zona di produzione. Che dire, per chi come me non fa altro che testare migliaia di vini all’anno, la qualità e la piacevolezza sono gli elementi che in un vino sono assolutamente da ricercare, caratteristiche che certamente la Doc Sicilia non sarebbe in grado di garantire, anzi direi esattamente il contrario, per cui come scrissi oltre dieci anni fa ribadisco il concetto (copio ed incollo) “La grande D.O.C. Sicilia avrebbe lo scopo di poter meglio accreditare la produzione vinicola siciliana, facendole conquistare sempre più ampi spazi di mercato e valorizzandola ancora di più nel panorama enologico mondiale. La DOC Sicilia potrebbe essere utile a questi scopi,  personalmente non credo”.

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