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Archive for marzo 2010

La terza edizione dell’interessante manifestazione “Le Contrade dell’Etna” ideata da Andrea Franchetti si è svolta Lunedi 8 Marzo come ormai tradizione nella cantina di Passopisciaro ed ha visto riuniti tutti i produttori del vulcano per presentare i vini dell’ultima vendemmia ed alcuni delle annate precedenti prodotti nelle varie Contrade dei comuni di Linguaglossa, Castiglione di Sicilia e Randazzo. Quest’anno l’evento delle Contrade, che negli scorsi anni è stato già polo attrattivo per le novità siciliane in bottiglia, si è arricchito di una vera e propria chicca: il giorno precedente Domenica 7 Marzo presso l’innovativo Shalai Resort di Linguaglossa Andrea Franchetti ha presentato in anteprima, con una cena dedicata alla stampa  organizzata da Laura Cirilli, i suoi quattro nuovi Cru da Nerello Mascalese. L’occasione ha visto all’opera importanti chef siciliani, Filippo La Mantia, Giovanni Santoro, Giuseppe Costa e Antonio Colombo, le cui deliziose preparazioni si sono sposate con i vini proposti all’assaggio. 

Quattro Cru da quattro differenti contrade, ottenuti da un unico vitigno il Nerello Mascalese, che acquisisce caratteristiche organolettiche diverse secondo la diversa composizione del terreno nel quale è allevato, infatti, le colate laviche che si sono susseguite nel corso degli anni nel comprensorio etneo hanno creato substrati di minerali differenti da zona a zona contribuendo a caratterizzare fortemente i vini. Nelle due salette dello Shalai Resort Andrea Franchetti ha riunito una quarantina di giornalisti italiani e stranieri, tra i quali anche Stephen Brook di Decanter, ad ogni tavolo i posti erano stati già assegnati, nel mio ho fatto conoscenza con Brandon Tokash, personaggio straordinario con il quale lo scambio di opinioni sui nuovi quattro Cru, sul Passopisciaro e sul mondo del vino siciliano è stato molto piacevole e proficuo.

Andrea Franchetti, Sergio Grasso, noto antropologo alimentare e Giorgio Grai famoso enologo italiano, hanno introdotto con un video il tasting dei vini, tutti annata ‘08: il primo ad essere degustato è stato il Rampante ottenuto da vecchie vigne di Nerello Mascalese a piede franco poste ad oltre mille metri in terrazze sulla parete di lava di Solicchiata. Il terreno nel quale sono allevate è sabbioso ed ossidato. Nel bicchiere mostra trasparenza, l’olfatto è d’intensa finezza con note floreali e fruttate di ciliegia, lampone, spezie e mineralità, in bocca è di bellissima freschezza, con le note fruttate presenti in un lungo finale sapido. E’ un vino particolare dal carattere deciso.
Lo Sciaranuova nasce tra gli 800 ed i 950 metri, in un terreno argilloso e morbido per moltissime ore esposto al sole, olfattivamente il vino è meno intenso del precedente, ma in bocca mostra più struttura con bella intelaiatura tannica e gran piacevolezza di beva. Il Chiappemacine è prodotto più in basso, a 550 metri, è caratterizzato dallo spettro olfattivo variegato e inebriante, al gusto sorprende per l’austerità sapida-tannica, un vino di gran equilibrio. L’ultimo il Porcaria, è prodotto tra i 700 e gli 800 metri, è il più concentrato dei quattro, si esprime al naso con sensazioni minerali completate da note dolci di ciliegia e lamponi, riempie la bocca con potenza setosa e lunghissima. Infine è toccato al Passopisciaro, già noto, che nasce dall’unione di vini ottenuti da altre contrade, dal colore rubino caldo e trasparente, intenso ed attraente il bouquet di lampone, ribes, macchia mediterranea, balsamo e spezie. L’entrata in bocca è di finezza avvolgente, freschezza e sapidità di frutto lasciano una lunga scia finale.

Il giorno seguente prima di recarmi nella cantina di Passopisciaro per l’esposizione delle Contrade, incontro Franchetti per un’approfondita intervista, seguito di quella (leggi) che due anni fa ebbi modo già di fargli.

 

Ha iniziato questa sua avventura in Sicilia relativamente da poco, ma ha avuto grandi soddisfazioni? “Nel lavoro fatto sono stato inspirato da questo posto bellissimo che stimola a pensare alla natura ed anche dalla manodopera locale piena di grande volontà. Il terreno qui sull’Etna cambia ad ogni metro ed  il vino cambia da alberello ad alberello, in quanti altri posti si vendemmia a Novembre con temperature che arrivano a 6-8 gradi. Per la collocazione delle vigne, inoltre, è una vendemmia eroica”.

Da questo vitigno il Nerello Mascalese quattro Cru differenti, ognuno dona  un’espressione diversa, mi è piaciuto molto il Rampante, il Porcaria è il più intrigante di tutti, lei quale predilige? Il Porcaria è sicuramente il più complesso, ma ognuno ha qualcosa di particolare. Il Nerello non è un’uva facile, si ossida facilmente, non si difende, ma se riesce ad avere espressione tersa, trasparente , ad essere tagliente, dona grande piacevolezza, mi piace definirlo un bianco come vino rosso.

Lei da tempo vinifica separatamente le uve delle varie contrade? Tutte le contrade sono ben mappate e danno vita a vini diversi per la variazione d’altitudine e per la differente granulometria dei terreni. Prima tutti i vari vini assemblati davano vita al Passopisciaro, adesso lo si ottiene dalle restanti Contrade che non danno vita ai quattro Cru.

Le etichette di questi Cru sono tutte uguali, cambia solo la piccola scritta della Contrada? Si non c’è l’esigenza di riconoscere le bottiglie da lontano, chi le comprerà probabilmente già le conosce bene.

Quante le bottiglie prodotte annata 2008? Dei quattro Cru complessivamente 10.000 bottiglie, del Passopisciaro sono circa 38.000

Per chiudere una domanda fuori tema, che ne pensa della possibile istituzione della Doc Sicilia? Non credo serva a fare la differenza, se è per questo  sulla bottiglia dell’IGT c’è già la scritta Sicilia.

Lunedì 8 marzo l’azienda di Franchetti, ha aperto le porte a ben 46 produttori etnei, realizzando un importante momento di confronto tra loro e dando la possibilità a giornalisti, operatori del settore ed appassionati di approfondire una realtà enologica di grande spessore, vini emozionanti, che hanno come nota assolutamente distintiva il “terroir” d’origine. Tra le novità assolute la presentazione del nuovo vino da uve Nerello Mascalese con piccole percentuali di Cappuccio di Tasca d’Almerita “Tascante” (nella foto con etichetta provvissoria) che deriva da vigneti della zona di Randazzo nelle contrade di Sciaranuova e Boccadorzo, l’annata ’08 ha fatto 14 mesi di botte grande, il naso su toni di fiori rossi, frutta rossa di bella concentrazione, note speziate e lieve tabacco, fa da preludio alla beva di ottima coerenza con tannino presente e buona fresca persistenza. Altro debutto per un’altra azienda affermata, Planeta presenta il suo Carricante ’09 prodotto in contrada Sciaranuova non fa legno anche se nasce per essere un bianco longevo, sarà in commercio a fine Novembre. Dal bicchiere emergono profumi di fiori di ginestra e frutta fresca a polpa gialla, all’assaggio mostra tutta la sua gioventù, con persistenza acido-sapida. Tra i numerosi Carricante assaggiati mi sono piaciuti in modo speciale,quello dell’Azienda Agricola Cavaliere di Margherita Platania (nella foto la bottiglia con etichetta provvisoria) del compresorio di S. Maria di Licodia, intenso al naso di fiori, frutta e mineralità, dalla beva piena, ricca di freschezza e persistenza, ed anche il Mari di Ripiddu ’09 dell’Azienda Agricola Filippo Grasso, fresco e minerale all’olfatto ed al palato, un vino d’ottima piacevolezza. Tra i Nerello Mascalese più interessanti sicuramente quello di Romeo del Castello Vigo ’08, che sarà in vendita solo a fine anno, pieno di viola, fragola, ciliegia, note di grafite e spezie, al gusto è pieno, di buona freschezza, con pregevole intelaitura tannica. Buono l’Etna ’08 di Chiuse del Signore, dal naso poliedrico e dalla particolare beva di rotondità, ed il Setteporte ’08 che è intenso e pulito al naso e riempie poi la bocca di fresco frutto. Eccellente il Nerello Mascalese ’08 di Terre di Trente, ricco di eleganza e finezza gustolfattiva, con una lunga chiusura minerale. Tra le annate ’07 tante conferme: il Musmeci di Tenuta di Fessina, il San Lorenzo di Girolamo Russo, il Don Michele di Moganazzi, il Quota 600 di Graci, l’Outis di Biondi e l’Archineri di Pietradolce.

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La Sicilia enologica di qualità è sicuramente in buon stato di forma, si rinnova, applica una continua ricerca in vigna ed in cantina, propone vini nuovi nello spirito e nella concezione, cercando la piacevolezza senza stravolgere le caratteristiche primarie dei vitigni. E’ questo il risultato finale che viene fuori dagli assaggi di questa 7a edizione di Sicilia en Primeur, tanti i vini interessanti che ho avuto l’opportunità di testare, bianchi sempre più freschi e varietali, rossi meno concentrati e più eleganti, fra i tanti vini di livello parecchie conferme ed alcune novità di rilievo.

Il Grillo Aquilae’09 di Viticultori Associati di Canicattì nato dalla mano attenta dell’enologo  Tonino Guzzo ha le caratteristiche varietali espresse in modo ottimale, mostra bella struttura ma nel contempo ottima spalla acida, sicuramente tra i Grillo migliori in circolazione. Bello il Catarratto ’09 Feudo Montoni di Fabio Sireci,  del territorio di Cammarata in provincia di Agrigento, è intenso al naso di biancospino, pera e pesca bianca, con ritorni agrumati e minerali. Alla beva è di gran freschezza e bilanciata sapidità. E’ un esempio di Catarratto di nuovo corso che insieme ad altri, quali lo Shiarà Castellucci Miano e Isula di Caruso & Minini permette la rivatutazione qualitativa di questo vitigno. Il Fiano in terra siciliana si è caratterizzato riuscendo ad esprimere una sua personalità del tutto unica, capostipite è il Cometa Planeta che nell’annata ’08 esprime al naso suadenti note agrumate, tropicali e minerali ed in bocca di materia densa alterna sapidità ai ritorni di frutta a polpa gialla ancora fresca. Mi è molto piaciuta la perfetta fusione tra lo Chardonnay ed il Grillo nell’Adenzia ’09 Baglio del Cristo di Campobello, nel quale le classiche note del vitigno internazionale si integrano con le ampie fresche note floreali ed agrumate dell’alloctono in un lungo finale retrolfattivo. Il Leone ’09 Tasca d’Almerita ribadisce con autorità la sua fresca provenienza da Catarratto di collina con aggiunta di Chardonnay che ne riempie giustamente la beva. Tra i bianchi in ultimo vi segnalo il Carricante Etna DOC ’09 di Cottanera, pieno di carattere e personalità, dal naso poliedrico e dal gusto fresco e minerale.

Che il Syrah sia il vitigno internazionale che in Sicilia si è adattato in maniera ottimale ed esprima indubbie caratteristiche di differenziazione ed unicità è cosa nota. A mio avviso nella DOC Delia Nivolelli Riserva Syrah ’06 di Caruso & Minini azienda del territorio marsalese, il vitigno esprime complessità olfattiva ed una avvolgente rotondità gustativa risultando particolarmente bello e piacevole. Il Cerasuolo di Vittoria DOCG ’07 Maskaria Barricato Terre di Giurfo sorprende per l’intenso fresco frutto al naso ed in bocca sorretto e non sovrastato dalle note dell’elevazione in legno, davvero un bell’esempio interpretativo. Eleganza, suadenza e finezza sono i primi tre aggettivi che mi vengono in mente per l’Etna DOC Rosso ’07 Musmeci Tenuta di Fessina, un gran bel vino quello di Silvia Maestrelli, dal naso sfaccettato e dalla bocca fresca e minerale. Di stoffa il Tancredi DOC Contessa Entellina ’06 Donnafugata frutto dell’unione del Nero d’Avola con il Cabernet Sauvignon, dallo spettro olfattivo articolato e dalla gustativa piena e lunga. Alcuni Nero d’Avola  si sono mostrati particolarmente “veri” sia al naso sia in bocca, con le chiare caratteristiche del vitigno principe siciliano espresse in modo ottimale, tra questi il DOC Noto ’08 Marabino, azienda del territorio siracusano, la Selezione Vrucara ’07 Feudo Montoni, Lu Patri ’07 Baglio del Cristo di Campobello, il Saja ’07 Feudo Maccari del territorio di Noto ed il Vuaria DOC Monreale ’07 Feudo Disisa. Infine una chicca, affascinante il raffronto tra l’ultima annata di produzione della DOC Passito di Pantelleria Ben Ryè Donnafugata e la vecchia annata ’99, la qualità in bottiglia non ha paura del tempo che scorre.

Wine Reality Web Tv: intervista a Carmelo Bonetta anima di una nuova realtà emergente l’Azienda Baglio del Cristo di Campobello

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Sono appena rientrato da “Sicilia en Primeur” manifestazione organizzata da Assovini Sicilia giunta alla 7a edizione, si è svolta dal 4 al 7 Marzo 2010 rinnovata nella formula e nei contenuti, per la stampa un appuntamento imperdibile per comprendere la qualità dell’ultima vendemmia e scoprire le novità dell’enologia siciliana. Ho avuto l’opportunità insieme a cento colleghi giornalisti provenienti da 25 paesi di tutto il mondo di poter assaggiare dalla vendemmia 2009 in anteprima ed alla cieca molti più vini rispetto allo scorso anno, ben 57 en primeur, nonché tutte le etichette in uscita o già presenti sul mercato delle 37 aziende partecipanti a questa edizione, per un totale di circa 300 vini diversi.

Wine Reality Web Tv: servizio su sicilia en Primeur con intervista al Prof. Attlio Scienza sull’andamento della vendemmia 2009 e intervento di Josè Rallo di Donnafugata.

Sicilia en Primeur è un evento itinerante che si svolge ogni anno in una diversa area dell´isola, quest’anno la base è stata Sciacca, in provincia di Agrigento, i tasting si sono svolti Sabato 6 Marzo nella prestigiosa location del “Rocco Forte Verdura Golf & Spa Resort”, un vero paradiso. Mi è molto piaciuta questa edizione per alcune novità, una di queste è stata la scelta di far soggiornare presso le aziende la stampa per entrare intimamente in contatto con il territorio siciliano. Come ogni anno, infatti, i giorni precedenti le degustazioni, il Giovedì ed il Venerdì abbiamo hanno avuto la possibilità di visitare alcune aziende attraverso la scelta tra 8 differenti tour delle varie zone. Io ho scelto il tour del centro Sicilia che mi ha portato a pernottare nello splendido scenario di Regaleali Tasca d’Almerita e successivamente a visitare Fabio Sireci a Feudo Montoni, la Masseria del Feudo Grottarossa di Francesco Cuccurullo e la Miniera Taccia Caci di Aragona nella quale i Viticultori Associati di Canicattì hanno in progetto di affinare alcune delle loro bottiglie nate sotto la guida dell’amico enologo Tonino Guzzo.

Al Rocco Forte di Sciacca la nuova formula degli assaggi ha lasciato alla scelta personale di ognuno il percorso da compiere. Sono state allestite tre distinte sale, nella prima i 57 vini alla cieca dell’annata 2009 divisi per vitigno e territorio, con indicazione dell’età del vigneto, del tipo di allevamento e della resa per ettaro. Ad ogni bottiglia coperta corrispondeva un numero, il perfetto servizio dei sommeliers ha consentito ad ogni collega di avere servito il campione desiderato. Erano presenti i vitigni autoctoni ed alloctoni in purezza ed in blend, tra i tanti vini perfino un Nero d’Avola vinificato in bianco. Negli assaggi “en primeur” ho constatato che i bianchi, sia dagli autoctoni Catarratto, Grillo, Insolia e Zibibbo, sia da Fiano, Chardonnay, Viognier, Sauvignon Blanc si sono mostrati più pronti e di bellissimo fresco impatto sia olfattivo che gustativo rispetto ad altri anni, a riprova che la qualità dei bianchi in Sicilia è ormai una realtà consolidata.

La mia particolare predilezione per i Catarratto di qualità come quello proposto nei quattro campioni anonimizzati da questo vitigno mi spinge ad affermare che in questi la piacevolezza è stata la più alta fra i bianchi testati. Tra i rossi mi hanno colpito un paio di Nero d’Avola di grandissimo frutto, un Cabernet Sauvignon dalle eleganti potenzialità, ed un Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio dal naso e dalla beva ancora verde ma unica.

Nella seconda sala tutti i vini delle 37 aziende con etichette visibili, alcuni ’09, altri ’08, ’07, ’06, è stato possibile approfondire le differenze dei vitigni nei vari territori dell’isola, raffrontando le varie differenze interpretative delle singole cantine. La sensazione finale è che in generale i vini sia bianchi che rossi esprimano sempre maggiormente il varietale d’origine con freschezza ed eleganza gustativa in crescita, mostrando espressioni più fini rispetto ai vini iperconcentrati ed iperstrutturati di qualche anno fa. Nella terza sala l’incontro con i produttori, la possibilità di assaggiare facendosi raccontare il vino da chi lo produce, annotando la filosofia produttiva di ciascuno.

Interessante il convegno di chiusura che si è svolto Domenica 7 all’ex convento di San Francesco di Sciacca, nel corso del quale il Prof. Attilio Scienza ordinario di viticoltura all’Università di Milano ha fatto un attenta analisi della viticoltura siciliana: “ la Sicilia è terra d’elezione per la vite per le condizioni climatiche, tali, per esempio, da permettere una forbice nel periodo vendemmiale di 90 giorni (dal 15 agosto al 15 novembre). A questo va aggiunta la ricca varietà di terreni dove è coltivata la vite e la presenza di un panorama di vitigni fra regionali e locali davvero eccezionale. Al primo gruppo appartengono Catarratto, Frappato, Grecanico, Grillo, Inzolia, Nerello Mascalese e Nero d’Avola che insieme ai locali Perricone e Zibibbo costituiscono l’80% del patrimonio viticolo regionale. A questo si aggiungono anche i vitigni locali come l’Albanello, l’Alicante, il Carricante, il Damaschino, la Malvasia delle Lipari, la Minella Bianca, il Moscato di Noto, la Nocera e il Nerello Cappuccio. Esiste poi una trentina di antiche varietà prodotte in pochi ceppi e in particolari areali, che costituiscono una ulteriore ricchezza. Il Prof. Scienza ha poi  puntato la sua attenzione sulle diverse caratteristiche delle varie zone dell’isola” la Sicilia enoica ha davanti a sé un complesso lavoro di riassestamento che va dal recupero di un’identità precisa attraverso la definizione di uno stile personale e che abbandoni i caratteri internazionali, puntando a valorizzare le diverse potenzialità dei diversi territori; una valorizzazione delle diversità ambientali attraverso una immagine unitaria; una riconsegna del giusto valore e significato alla parola tipicità che viri di più verso la riconoscibilità; uno spostamento dell’attenzione del cliente finale più sul territorio/territori che sul vitigno. La Sicilia ha una superficie vitata pari a quella dell’Australia, ed è due volte più ampia di quella del Piemonte e della Toscana. I suoi quasi 120.000 ettari coltivati a vigneto (più altri 21.000 in portafoglio) producono uve bianche per il 65% e per il restante 35% rosse. Le varietà di antica coltivazione sono l’85%; quelle cosiddette internazionali il 15%. Il vino imbottigliato incide, però, soltanto per il 17% a fronte di 650 aziende che imbottigliano (55 sono cooperative).

Al termine dell’intervento del Prof. Scienza si è aperto un interessante dibattito, anch’esso nuovo nella formula, che ha visto i produttori delle cantine presenti  alla 7a edizione di Sicilia en Primeur sul palco per rispondere alle domande della stampa. Sia i colleghi stranieri che italiani hanno evidenziato una chiara crescita orizzontale della qualità dei vini, mentre molte le perplessità sono emerse sulla proposizione della DOC Sicilia, che sarebbe in grado secondo alcuni di dare nuova forza e slancio all’enologia della Sicilia anche in chiave di export.

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