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Archive for luglio 2009

doc sicilia blogSi è svolto a Palermo nella sala gialla di Palazzo dei Normanni l’incontro tra i vertici dell’Assessorato agricoltura, dell’Istituto della vite e del vino ed i produttori per dibattere sulle modalità d’attuazione della tribolata generica DOC Sicilia, alcuni si, alcuni no, molte le perplessità.

WINE REALITY Web Tv ha raccolto le opinioni di alcuni dei presenti: il Presidente dell’Istituto della Vite e del Vino Leonardo Agueci, il Presidente del Consorzio di Tutela della Doc Monreale Mirella Tamburello, Renato Di Lorenzo dell’azienda agricola Feudo Disisa, Andrea Vesco dell’azienda agricola Rallo, Rosario Farulla della cantina del Gattopardo, Luciano Parrinello enologo e giudice di concorsi enologici internazionali e Filippo Barbiera autore e conduttore di programmi Tv sul vino. 

 

 

Nel corso di questo incontro il problema che è emerso in maniera preponderante è stato, senza alcun dubbio, la possibilità che nella normativa della Doc si faccia esplicita permissività all’imbottigliamento fuori regione. Tutti quei produttori che da tempo si sono impegnati  in un percorso di qualità e di caratterizzazione dei propri prodotti sono assolutamente contrari. Sintomatiche invece, a tal proposito, le parole del Direttore dell’Istituto Vite e Vino Dario Cartabellotta: “Ci troviamo difronte ad una nuova realtà, le organizzazioni comuni di mercato aprono la possibilità di fare promozione nei paesi non europei. Il vino siciliano è all’inizio di una nuova fase e la Doc deve essere vista come uno strumento a servizio dei produttori”.

Marilena Barbera delle Cantine Barbera di Menfi ha espresso in maniera netta la sua posizione che riflette quella di tanti altri: “Non sono d’accordo con l’istituzione della Doc Sicilia, le si chiedono due miracoli: risolvere i problemi del mercato e quelli della cooperazione. Le piccole aziende devono chiedere una Doc più forte della Igt, mentre adesso sono troppo pochi i paletti posti nel disciplinare della nuova grande denominazione unica. È come se uno stesso prodotto venisse vestito in modo diverso,  i consumatori non sono per nulla stupidi”.

E’ tutto ancora in alto mare.

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liguria da bere blogLa quarta edizione della rassegna “Liguria da bere” si è svolta da venerdì 26 a domenica 28 Giugno a La Spezia, promossa congiuntamente da Regione Liguria, Unione Camere Liguria, Camera di Commercio di La Spezia, Provincia di La Spezia, Agenzia regionale “inLiguria” e dall’Enoteca Pubblica della Liguria e della Lunigiana, per proporre e promuovere le DOC e le IGT della Liguria e mettere in evidenza svariati prodotti tipici liguri. Tra gli eventi collaterali della manifestazione si sono svolte una serie di interessanti degustazioni di vini liguri sulla terrazza del museo CAMEC di La Spezia presentate dal vicepresidente nazionale AIS Antonello Maietta.

Nell’ambito di questa manifestazione sono stato invitato a partecipare insieme ad altri sei colleghi giornalisti (gli italiani Franco Ziliani ed Alessandro Franceschini e le straniere Uta Petersen, Sigrid De Zwart, Lauren Smith e Anna Dunlop) ad un tour nei vari territori della Liguria, un giro per vigneti e cantine di questa bellissima regione: dallo splendido scenario delle Cinque Terre con le piccole cantine di Riomaggiore al comprensorio della Doc Colli di Luni, fino alla Val Nervia in provincia di Imperia con i vigneti di Rossese di Dolceacqua. Ottimo padrone di casa l’amico Antonello Maietta, ottimamente collaborato da Marco Rezzano.

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Mi è piaciuto moltissimo toccare con mano la realtà delle Cinque Terre, in cui tra gli altri si produce lo Sciacchetrà uno dei vini passiti più di nicchia del nostro paese, da uve delle varietà Bosco, Albarola e Vermentino, vitigni allevati nei terrazzamenti situati a ridosso della costa, uno scenario spettacolare creato con il duro lavoro dell’uomo e che ancora oggi è difficile da mantenere. L’uva dopo essere stata raccolta viene lasciata appassire sino a Novembre inoltrato su appositi graticci al riparo dall’esposizione diretta del sole. Sono salito sulla monorotaia che si inerpica sino in quota passando appena sopra ai vigneti e che consente, oggi, di alleviare parzialmente le fatiche di questa viticoltura così difficile. Lo spettacolo naturale che si apre all’orizzonte dai 500 mt. s.l.m. è straordinario, con il netto contrasto di colore tra il verde della vigna ed il blu del mare. Ho realizzato due servizi video:

WINE REALITY Web Tv: I pendii delle Cinque Terre, approfondimento sulla realtà enologica ligure e sul prodotto unico di questo territorio il vino dolce Sciacchetrà delle Cinque Terre.

 

 

Mi ha particolarmente affascinato il territorio di Dolceacqua nel quale si produce il Rossese, vino  elegante e dalla chiara riconoscibilità. Data l’esiguità della produzione le bottiglie di Rossese di Dolceacqua sono reperibili quasi esclusivamente in zona. Per le sue caratteristiche ricorda per certi versi il Pinot Nero, le richieste del mercato si orientano ad un prodotto giovane, leggero, da consumare nell’arco dei tre anni, le migliori selezioni vengono affinate con un medio o lungo invecchiamento reggendo egregiamente bene il tempo, infatti degustazioni verticali a ritroso sino ad oltre quindici anni dalla vendemmia hanno evidenziato ottimi stati di forma dei vini. 

WINE REALITY Web Tv: Approfondimento sulla realtà enologica ligure, il vino rosso più rappresentativo della regione il Rossese di Dolceacqua e la Doc Colli di Luni, con interviste ai produttori.

 

 

I tasting dei vini liguri sono stati molto interessanti in un susseguirsi di vitigni e territori variegati.

Per i vini liguri il futuro è rosa
Quattro giovani vignaiole di Liguria raccontano le loro storie attraverso il vino più significativo realizzato dalla loro azienda.

Laura Angelini dell’Azienda Agricola La Pietra del Focolare di Ortonovo Colli di Luni Vermentino “Solarancio” 2008: l’azienda produce ben quattro vini da uve Vermentino in purezza proposti con tipologie differenti, il Solarancio mi è sembrato particolarmente elegante e solare, ricco al naso ed in bocca di frutta e freschezza.

Francesca Bruna dell’Azienda Agricola Bruna di Ranzo Riviera Ligure di Ponente Pigato “U Bacan” 2007: il vitigno Pigato prende il nome dal termine dialettale ligure (in particolare d’Albenga) “pigau” o “pigou”, per le sue piccole macchie di colore marrone ruggine presenti sull’acino, chiamate appunto “pighe”. Nel bicchiere mostra sentori olfattivi tipici del vitigno, pesca ed albicocca mature, note di salvia è piacevole nella sua bocca sapida e di lunghezza.

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Giovanna Maccario dell’Azienda Agricola Maccario Dringenberg di San Biagio della Cima Rossese di Dolceacqua Superiore “Vigneto Luvaira” 2007: i sentori di ridotto che a volte sono presenti nel Rossese qui non si avvertono affatto, vino di grande eleganza e spessore mi colpisce per il suo accattivante colore rubino trasparente, la profonda leggiadria dei sentori olfattivi ed in bocca per l’acidità, la salinità e la piena piacevolezza di beva.

Antonella Pino dell’Azienda Agricola Pino Gino di Castiglione Chiavarese Golfo del Tigullio Moscato 2008: questo vino effonde al naso note agrumate e di salvia, alla beva è di gran dolcezza manca un po’ di freschezza.

 

Quei vini di montagna che respirano il mare
Quattro produttori presentano  vini liguri provenienti da vigneti collocati in aree a forte pendenza, realizzata in collaborazione con il Centro Ricerche Vini di Montagna di Aosta. 

Giulio Federici della Cantina La Baia del Sole di Ortonovo Colli di Luni Vermentino “Vigneto Sarticola” 2008: proprio bello questo Vermentino proveniente dalla zona di gran qualità per il vitigno, ovvero il comprensorio di Sarticola. Nel bicchiere ritrovo profumi eleganti di frutta e mineralità, in bocca è corposo di freschezza e lunga chiusura minerale. Vino dal grande potenziale evolutivo

Alessandro Anfosso della Tenuta Anfosso di Soldano Rossese di Dolceacqua “Vigneto Poggio Pini” 2007: l’azienda che fa parte dell’associazione vigne storiche del territorio produce questo Rossese dal colore rubino scarico e trasparente, all’olfatto dona sentori di frutti bosco, ribes, note di macchia mediterranea e cannella. In bocca è di volume con tannino non aggressivo e persiste di freschezza. Affascinante

Marco Temesio della Cascina Nirasca di Pieve di Teco Ormeasco di Pornassio Superiore 2007: la cantina è posta a 500 mt di altitudine ma i vigneti arrivano a 750 mt s.l.m. dal vitigno Ormesco dopo affinamento di 4 mesi in legno viene fuori un vino dal naso ancora vinoso, ricco di frutta e freschezza,con sentori di viola, fragola e liquirizia. La beva è opulenta. 

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Heydi Bonanini dell’Azienda Agricola Possa di Riomaggiore Cinque Terre Sciacchetrà 2007: ho visitato la sua cantina a  Riomaggiore (vedi la sua intervista nel video sullo Sciacchetrà), produce uno Sciacchetrà di gran livello, l’uva Bosco è raccolta rispetto all’Albarola ed al Vermentino a perfetta maturazione, quindi non tardiva. Le uve appassiscono per poco meno di tre mesi sui graticci posti in un locale areato, diraspate manualmente subiscono una macerazione di circa 28 giorni sulle bucce. Nel bicchiere ha color mogano, l’impatto olfattivo è variegato, và dalla frutta secca, datteri, nocciola, fichi secchi, al cedro candito, fino alla macchia mediterranea. Al gusto si mostra di pienezza, freschezza e di lunga persistenza di dolcezza e mineralità. 

 

Rosso di sera buon vino si spera! 
Ma è proprio così vero che la Liguria è terra da vini bianchi?. Quattro produttori presentano i grandi vini rossi del territorio.

Massimo Alessandri dell’Azienda Agricola Alessandri di Ranzo Ligustico 2007: composto da Syrah e Granache ha un bel naso di frutta con note speziate e balsamiche, in bocca è di buona espressione calorica, con freschezza e sapidità in un finale leggermente amarognolo.

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Tommaso Lupi dell’Azienda Agricola Lupi di Pieve di Teco Ormeasco di Pornassio Superiore “Le Braje” 2006: questo Ormeasco è prodotto in acciaio per il 70% il restante 30% in tonneaux. Bel rubino profondo, sprigiona piacevoli sentori di mora e ribes speziati, in bocca è fresco con un vivo tannino asciugante. Ho cenato a Genova dal mitico Zeffirino ed alle prelibate pietanze a base di pesce ho abbinato il Vignamare 2003 di Tommaso Lupi, gran bel vino.

Andrea Kihlgren dell’Azienda Agricola Santa Caterina di Sarzana Ghiaretolo 2006: è un Merlot che passa per un anno in tonneaux da 350 lt. Nel bicchiere è di spessore ed ha colore rubino scuro, naso poliedrico di frutta, spezie e sentori minerali. Al palato è pieno ed ha una buona fresca persistenza.

Walter De Battè dell’Azienda Agricola Prima Terra di Riomaggiore Cericò 2005: da uve Geanache coltivate a 500 mt s.l.m. su terreno scistoso-sabbioso, il vino affina per  il 50% in tonneaux e 50% in acciaio. Imbottigliato non filtrato, mostra al naso particolari sentori di frutta rossa, macchia mediterranea, rosmarino e importanti note balsamiche. Al gusto si caratterizza per freschezza e mineralità.

 

Passiti che passione! Il sole di mezzanotte!
Quattro grandi vini passiti del territorio, caldi, solari e mediterranei.

Andrea Marcesini dell’Azienda Agricola La Felce di Ortonovo Golfo dei Poeti Passito Bianco “139” 2007: vino del tutto particolare da uve Malvasia ed Albana passite sui graticci è affinato in damigiana. Nel bicchiere è ambra con riflessi dorati, all’olfatto è di gran fascino, albicocca disidratata ed agrumi in quantità. Alla beva la dolcezza è mitigata dalla freschezza e da note astringenti.

Gianni De Franchi della Cooperativa Agricoltori Vallata di Levanto Golfo dei Poeti Passito Bianco 2005: da uve Albarola, Vermentino e Bosco in appassimento naturale su telai ed in cassette. Colore dorato lucente, floreale di acacia, miele, in bocca è fresco con appena accennate note minerali.

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Giacomo Cappellini dell’Azienda Agricola Forlini Cappellini di Manarola Cinque Terre Sciacchetrà Riserva 2003: costituito prevalentemente da uve Bosco con piccole percentuali di Vermentino ed Albarola, si mostra dal colore mogano, ha naso concentrato di nocciola tostata, fichi secchi, dattero, all’assaggio è di piacevole dolcezza.

Luciano Capellini della Casata dei Beghée di Volastra “Vin de Gussa”: è un vino della tradizione, ottenuto dalle bucce del Cinque Terre Doc più volte torchiate. Non può riportare annata in etichetta, all’olfatto è semplice ma pulito, in bocca effonde sensazioni di dolcezza è astringente ed amaricante.

Per guardare le altre foto vai sul portale luigisalvoilmondodelvino.it

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