E’ stato davvero un evento interessante l’approfondimento sul vitigno principe siciliano Nero d’Avola della delegazione Ais Palermo Città di Lunedì 21 Febbraio. Quattro importanti produttori di Nero d’Avola “vero” riuniti insieme per approfondire le tematiche riguardanti il vitigno attraverso i loro racconti pieni di passione per la loro terra ed il loro vino, hanno catalizzato l’attenzione della stampa, dei tanti Sommeliers ed appassionati che hanno riempito il salone del tasting. Quattro produttori che stimo, quattro storie diverse ma ognuna espressione limpida di un modo genuino di fare vino: Carmelo Bonetta del Baglio del Cristo di Campobello, Giacomo Funaro dell’azienda Agricola Funaro, Pierpaolo Messina di Marabino e Fabio Sireci di Feudo Montoni. Tanti i temi importanti affrontati nel corso dell’incontro fra i quali: la particolarità dei terreni d’elezione del Nero d’Avola, la propagazione del vitigno da antiche piante madri, la produzione in coltura biologica e biodinamica, l’ottima qualità dell’uva ottenuta in vigna ed i processi di vinificazione e affinamento del vino resi meno invasivi per rimarcare in bottiglia la riconoscibilità e le caratteristiche primarie del vitigno.
Il Nero d’Avola è prodotto in tutte le zone dell’isola, Agrigento è la provincia più vitata con oltre 6.000 ettari su un totale di 19.500. Che la grandezza del vino sia insita nella sua varietà e quindi nella sua diversità è ormai evidente, la globalizzazione che ha invaso il mondo del vino ha portato ad un aumento della qualità media ma anche ad una inevitabilmente omologazione delle produzioni, con una riduzione delle tipicità. Il Nero D’Avola è certamente tra i vitigni che più ha sofferto di questi effetti a causa della crescita repentina in pochi anni della produzione imbottigliata. Oggi è quanto mai difficile districarsi nella miriade di etichette con la dicitura Nero d’Avola, alcune di indubbia medio-scarsa qualità, proposte nella G.D. O. a prezzi davvero bassi ( da 0,70 a 1,50 a bottiglia) spesso si trovano al Nord Italia o all’estero e recano nomi “sicilianizzanti”, all’interno delle bottiglie l’uva Nero d’Avola è presente in modeste percentuali unita per lo più a vitigni internazionali.
Una serie d’immagini, riguardanti i vigneti e la storia personale di ogni produttore, hanno dato l’impunt all’approfondimento delle quattro differenti realtà e dei quattro Nero d’Avola scelti. Carmelo Bonetta racconta, con l’entusiasmo che lo contraddistingue l’impegno della sua famiglia di vignaioli nel perseguire la qualità e l’affermazione dell’azienda. “Lu Patri” 2008 del Baglio del Cristo di Campobello (Ag) è stato il primo vino assaggiato, il suo nome è esplicativo del valore che il Nero d’Avola ha per l’azienda. Nasce su terreno profondo, misto calcareo e gessoso, di giacitura collinare, tra i 230 e i 270 metri s.l.m., vinificato con lieviti indigeni, compie macerazione sulle bucce di circa 18 giorni e matura 14 mesi in barriques (1/3 nuove). E’ incantevole rubino, sprigiona profumi di rosa canina, freschi sentori di piccoli frutti rossi, ciliegie e successivamente cannella, cioccolato, note balsamiche. In bocca è un susseguirsi di calore e sferzante acidità e ritorno del frutto carnoso.
Giacomo Funaro parla della sua vigna estesa per 50 ettari tra Salemi e Santa Ninfa nella provincia di Trapani, della nuova cantina appena ultimata, dell’Omnis 2006 prima annata per il vino di punta dell’azienda. Le uve selezionate sono vinificate con macerazione di circa 12 giorni ad una temperatura di 24-26°C., a fermentazione malolattica svolta la maturazione prosegue in barriques per 12 mesi. Omnis Funaro nel bicchiere è rosso rubino intenso, rapisce il naso con tipici sentori di amarena, mora, pepe nero, cuoio e liquirizia che ben si integrano con leggere note vanigliate e tostate. Al palato risulta ancora di buon nerbo acido, avvolgente, con tannini morbidi e giustamente equilibrati.
Che Pierpaolo Messina sia un giovane schietto produttore con il pallino della qualità è ormai noto ai più attenti, ma anche chi non lo conosce personalmente sentendolo esporre la sua filosofia biologica e biodinamica ne resta affascinato. Racconta delle cure biologiche in vigna, dell’alberello pachinese detto “Impupato”, della macchina per le preparazioni biodinamiche, della vecchia vigna di quarant’anni dell’Archimede Marabino (Sr) che vede al suo interno alcuni ceppi reliquie di vitigni scomparsi ( Barbarossa, Racina di Ventu). L’Archimede Marabino 2007 è Doc Eloro Riserva Pachino, dal bel colore rubino ha un naso di frutta fresca distinta e nitida, amarena, mirtillo, una componente balsamico speziata. In bocca ha un bel ritorno del frutto unito ad intriganti sensazioni minerali.
Fabio Sireci parla della sua isola felice, Feudo Montoni, del suo vigneto di oltre 70 anni e delle sue piante selvatiche innestate con marze antiche, la particolarità di Feudo Montoni è che attorno ad esso non c’è altra vite per un raggio di 15 km, si è creata naturalmente una camera sterile, il clone Feudo Montoni ha avuto la possibilità di rimanere unico e non andare in ibridazione genetica durante l’allegagione, tutto il terreno seminativo attorno lo ha protetto. La “Selezione Vrucara” di Feudo Montoni (Ag) 2007 mostra tutta la sua tipicità, colore rosso rubino, al naso è intenso con petali di rosa essiccate, sentori di frutti di sottobosco, ribes, mora e ciliegia, speziatura, note di vaniglia, cioccolato e liquirizia. In bocca evidenzia un bel calore, con eleganti tannini morbidi, chiusura frutto e mineralità.