In una lunga lingua di terra chiusa tra il mar Tirreno e il mar Ionio sui monti Peloritani che dominano lo stretto di Messina, si estendono i ripidi terrazzamenti di Faro Superiore dell’azienda Bonavita. Gran bella realtà quella di Giovanni Scarfone che nei sei ettari a 250 m s.l.m, parzialmente vitati, alleva i vitigni autoctoni del comprensorio: Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio e Nocera.
La storia della piccola denominazione Faro è tipicamente “Italiaota”, dopo aver ottenuto il riconoscimento a DOC nel 1976, in realtà, già dopo qualche anno dalla sua nascita era prodotta in esigua quantità, esisteva in pratica solo sulla carta. In quel fazzoletto di terra collinare con paesaggi mozzafiato e pendenze che superano il 70 per cento, dove la viticoltura andava scomparendo a favore dell’edilizia, praticarla esigeva le disposizioni in terrazzamenti e strie di muretti a secco. Agli inizi degli anni Novanta il gran merito di aver lungamente lottato per mantenere in vita la Doc Faro e rilanciarla in quantità e qualità va dato ad un produttore illuminato, Salvatore Geraci, con il suo Faro Palari.
Oggi in questo comprensorio punte d’eccellenza si mescolano a prodotti mediocri in un’altalena qualitativa spiazzante. Mi piace davvero il modo in cui Giovanni Scarfone nel suo vino riesce ad interpretare un territorio seguendo il proprio percorso, è convinto assertore dell’agricoltura naturale e del non compiere nessun intervento sulle uve, nessuna aggiunta di solforosa o altri additivi chimici in fermentazione, solo lunghe macerazioni con frequenti follature manuali
Dopo aver bevuto anche la quinta annata prodotta del suo Faro Bonavita è fuor di dubbio come egli non camuffi le diversità delle annate, rendendole tutte uniche ed interessanti, lasciando esprime questi vitigni così particolari come l’andamento stagionale ha permesso.
Bonavita Faro Doc 2010 –Nerello Macalese, Nerello Cappuccio, Nocera
Le uve sono allevate con agricoltura naturale, basse dosi di rame e zolfo per la difesa antiparassitaria, sovesci annuali di leguminose seminate in autunno per l’apporto di sostanza organica naturale. Il vino affina 16 mesi in botti di rovere non nuove.
Nel bicchiere è di colore rosso rubino trasparente, sprigiona vivo frutto di gelso, note di macchia mediterranea, spezie, humus e bella grafite. Bevendolo inonda di frutto vibrante, intensa acidità balsamica, tannino raffinato, e permane nel suo lungo sorso sottile e speziato.
Bonavita Rosato Terre Siciane 2012 –Nerello Macalese, Nerello Cappuccio, Nocera
E’ il secondo hanno produttivo per il rosato, l’etichetta riporta un’intrigante tela di Francesco Scarfone diversa dall’annata precedente. Il vino prevede una macerazione con le bucce per 12 ore, poi fermentazione in piccoli fusti di rovere senza controllo della temperatura.
Certo non è un vino facile, ha un suo carattere, niente a che vedere con il classico rosato beverino.
Dal colore cerasuolo luminoso, dispiega naso sfaccettato con note di ribes, agrumi, toni dolci e salmastri che si alternano. La bocca è una caramella di frutti di bosco, ravvivata dal percettibile tannino e dalla gran vena sapida.