Per chi ama il vino è veramente spiacevole vederlo bistrattato proposto in carta a prezzi iperbolici. L’eccessivo prezzo delle bottiglie di vino presso alcuni ristoranti e winebar è un mal costume che oltre che ledere gli interessi dei consumatori, crea un notevole danno d’immagine agli stessi vini ed alle aziende che li producono. E’ noto che alcuni locali acquistano vini di fascia bassa per poter applicare un ricarico che arriva anche al 300%, ma al peggio non c’è mai fine. Recentemente sono stato in un winebar nella mitica piazzetta di Taormina, proprio di fronte la chiesa barocca che si affaccia sul belvedere, e dando una scorsa alla carta dei vini sono rimasto letteralmente sbigottito, i ricarichi sulle bottiglie variavano dal 500 al 1000%. Pazzesco !!! Nulla può giustificare un tale ricarico, neanche il più pregiato servizio, che per altro, nel locale in questione non era affatto offerto.
La surreale e tragicomica carta dei vini annoverava tra gli altri nella sfilza dei bianchi il Santagostino Firriato che dal costo di circa € 7 era proposto a € 56 ( scritto santagosuno), il Cusumano Inzolia da € 4,50 a € 43, il Corvo Bianco e Rosa da € 5 ancora a € 43. Tra i rossi spiccava la pazzesca presenza di varie bottiglie con la specifica da uve Grillo, tra le quali Grillo Contrasto Hopps da € 6 a € 52, Cariddi da € 3,5 a € 43, un imprecisato Cerasuolo di Vittoria a € 57 ( il costo medio di una bottiglia di Cerasuolo è circa € 8 ) ed il famoso Milleunanotte di Donnafugata dalle fantomatiche uve Ansamico e Catarratto ( in realtà è un Nero d’Avola in purezza) a € 130. Tra gli spumanti vari Franciacorta senza specifica dell’azienda, tra i quali il Franciacorta Brut Rosè € 105, e per chiudere con il botto il Ferrari da € 12 a € 110. Ecco le foto, basta cliccarci su per ingrandirle (grazie ad Ale).
Senza parole, che dire !! E’ evidente che il gestore oculato per calcolare il giusto ricarico deve tenere in considerazione alcune componenti fondamentali: il capitale effettivamente impegnato, il fermo in cantina, il prezzo sorgente del vino, l’uso o meno di cristalli pregiati, il servizio curato da un sommelier professionista.
A mio avviso la tendenza più corretta è un ricarico che non superi il 200% sulle bottiglie fino ai 10 euro, tenendo conto che più il prezzo sorgente aumenta minore deve essere il ricarico, questo permetterà la rotazione della cantina e la spinta a scegliere da parte degli avventori vini di qualità. Imbattersi in simili carte dei vini è veramente imbarazzante e credo che lo sia ancor di più per le aziende i cui vini sono oggetto di tanta speculazione.
Incredibile, questa carta dei vini, mai visto niente di simile, da guinness dei primati !!!
Sono titolare di un azienda toscana, mi sembra che a parte la totale mancanza di professionalità nel redigerla, il ricarico generale di questa carta e veramente eccessivo. Per mia esperienza personale tutte le volte che mi capita di trovare i nostri prodotti in carta ad una cifra non consona provo un gran senso di rabbia, perchè se fossero venduti ad un prezzo più onesto forse venderei anch’io più bottiglie, io mi inpegno a tenere fermo il listino prezzi, e gradirei che chi propone il mio vino rispettasse almeno quest’impegno.
Luigi non so se definire questa carta , pazzesca, comica, o da urlo !!!
Ma come è mai possibile vendere il Corvo base 43 € ?
Ma l’azienda ne è a conoscenza ?
Nell’attuale momento di crisi del vino al ristorante, con la soluzione del vino al bicchiere , ma questi dove stanno sulla luna ???
Un solo commento Vergogna !
Se non avessi visto le foto non avrei mai creduto ad una simile carta.
Nei ristoranti che praticano una corretta politica il ricarico dei vini a basso costo varia dal 100% al 150%, chiaramente se il vino costa parecchio il ricarico sarà più basso e può arrivare al 50%.
Praticare simili prezzi è sintomo di scersissima cultura del vino.
Sostengo da tanto tempo che sarebbe il caso di imporre ad enotecari e ristoratori di mettere il prezzo del costo d’acquisto e quello di vendita, sevirebbe a fare veramente chiarezza.
Premesso che non approvo, anzi sono assolutamente contrario ad una simile carta che ha il solo scopo di spennare il malcapitatto pollo che avesse l’ardire di ordinare una bottiglia di vino, ricordo che bisogna comunque tenere sempre in considerazione i parametri di settore: per i Ristoranti 300% , Enoteca, a scaffale per dettaglio 40%, in distribuzione 30%.Ovviamente i coefficenti cambiano in peggio(aumentano)se si hanno tamti dipendenti a carico, se invece si ha un fatturato che superi i sei milioni di euro, come i grandi supermercati, paradossalmente non vi è l’obbligo dei parametri di settore.
Appena mi trovo a Taormina, se sono di cattivo umore, vado nel locale mi leggo un pò la carta e mi faccio quattro risate !!
Carta da paura !! Luigi sei stato troppo buono nel tuo titolo.
Questo è vero latrocinio, proporre vini con un simile ricarico è possibile solo perchè la cultura della ristorazione e quella del vino spesso sono inesistenti, questa è ristorazione primordiale, selvaggia, che crea danno all’immagine del vino.
Grazie per aver aperto questo argomento di discussione, simili casi vanno evidenziati soprattutto alle aziende fornitrici dei prodotti.
Dato il posto dove si trova il locale in questione, soltanto qualche malcapitato turista, che il vino non sa dove sta di casa, potrà ordinare una bottiglia.
Che annate avranno queste bottiglie ? BOH!!!!
Sono un distributore che opera tra Lombardia e Veneto, per mia esperienza il ricarico nella ristorazione ottimale sulla bottiglia che và dal del 100% al 150%, non è quasi mai praticato, normalmente la maggior parte dei ristoranti ricaricano circa il 300%, e poi se arrivano al 400% sono in difficoltà con le vendite, con problemi sui pagamenti, enormi giacenze , prodotti superati con annate da lavandino. Chi si mantiene intorno al 200% riesce a vendere molto di più e ruota la cantina.
Casi come quello che lei descrive sono da pazzia.
Il Cerasuolo di Vittoria a 57 euri non è male !!
Ecco come si promuove una nuova docg !!
L’argomento è molto serio ed andrebbe approfondito, grazie a casi come questo che smuovono le acque.
Mettere in carta un vino base della Cusumano, l’Inzolia , che l’azienda riesce a contenere come prezzo, da € 4,50 a € 43, è un ricarico del 1000%, in primis proprio Cusumano dovrebbe ribellarsi.
Il vino Cariddi di Colosi và oltre il 1000%, è una logica commerciale illogica. Io ritengo che non si può imporre a chi compra un prodotto di mettere il prezzo che vuole il produttore, perchè ogni locale ha una tipologia diversa, ha costi diversi, è deve ricaricare il prodotto in modo diverso.
Però in casi assurdi come questo che tu ci sottoponi, il produttore credo debba rifiutarsi di vendere il proprio vino, perchè questo trattamento in carta lo danneggia evidentemente, e credo che il consumatore che non abbia il prosciutto sugli occhi ed il cervello vuoto, deve immediatamente alzarsi ed andare via da locali del genere.
Ciao Luigi, hai fatti bene a segnalare una cosa del genere, che per noi che amiamo il vino, è una vera e propria offesa, ma anche per i produttori ed i clienti.
Sai cosa faccio ora ? Lo ripropongo tale e quale sul mio sito, queste cose bisogna denunciarle pubblicamente come hai fatto tu…è ora di basta ( diceva il buon Totò )….ed ora ” bastiamola “.
Ciao un abbraccio
Roberto
Interessantissimo questo pezzo, un vero scandalo vendere a questi prezzi. Ma quale soluzione praticabile se non il buon senso del gestore ?
Di carte di vini spenna-cliente ne ho viste, ma così irriverenti ed ignoranti mai !!
In certi Winebar i vini hanno prezzi decisamente elevati, ma probabilmente perchè il locale è di gran moda ed è esclusivo, perchè frequentato da chi “può”.
Dalla tua descrizione non mi pare si tratti di questo tipo di locale, e quindi se qualcuno fesso si siederà a bere del vino, vorrà dire che se l’è cercata.
Con certezza si evince, da questa presunta carta dei Vini, completamente errata, la sua improponibilità, poiché, chi l’ha stipulata non ha nessuna competenza in merito.
Sarebbe consigliabile che questi ristoratori prendessero opportune informazioni con le aziende o con i loro distributori, sulle specifiche dei rispettivi prodotti, o leggere le etichette delle bottiglie, per evitare anticipatamente queste spiacevoli e incresciose situazioni, per non discreditare il dignitoso lavoro altrui.
In questi spiacevoli casi le Aziende dovrebbero intervenire rumorosamente, per tutelare la loro affidabilità.
Spero sempre, che questi siano degli episodi sporadici, per non nuocere chi del proprio lavoro ne fa una qualità di vita.
Grazie Luigi, perché hai messo in luce un avvenimento increscioso.
Un caro saluto a Roberto Gatti
Maurizio
Difendo sempre i ristoratori, ma in questo caso non c’è proprio la possibilità di farlo.
Caro Luigi, è vergognoso quello che hai scoperto. Dovrebbe essere denunciato un comportamento del genere, perchè lede sia l’immagine del ( RE ) vino, sia l’immagine della nostra regione.
Dobbiamo finirla di pensare che una posizione commerciale come quella del Belvedere DEBBA influire cosi pesantemente sul consumatore.
Proviamo a denunciare…….
Caro Luigi, spulciata la “Carta”, non so se ridere o piangere!
Meglio ridere, augurandomi che l’intelligenza dei consumatori ridimensioni in modo naturale queste assurdità.
Una curiosità: cosa costa un caffè in quel locale?
Stammi bene
Andrea
Luigi hai trovato veramente una chicca, un bello scoop questa carta !!!
Tempo fa mi aveva fortemente interessato quest’articolo del Corriere della Sera
Unj’accuse senza mezzi termini. Lanciato da un consorzio che con 585 cantine iscritte rappresenta il 70% della produzione del Chianti Classico. Un affondo che divide i signori del vino e scatena violente reazioni fra i protagonisti di distribuzione e ristorazione. Giovanni Vidali, 38 anni, titolare di Casafrassi, gestisce una cantina con albergo e ristorante e, pur in mezzo al guado, non abbassa i toni della polemica: «Sono d’accordo con Ricasoli – dice -, io stesso ho trovato in un ristorante di Cecina il mio Chianti (che vendo a 4,90 più Iva) a 24 euro: una follia!».
«Mi spiace che questo attacco venga dai produttori. Io non ci sto», replica decisa Lina Paolillo, contitolare di Enoteca Ferrara, ristorante e una delle più grandi enoteche di Roma con 1.100 etichette e 26 mila bottiglie. «Ma come? Fino a ieri li abbiamo difesi spiegando ai clienti perché il vino costava tanto e doveva costare di più; si è difeso chi ha speso miliardi per rinnovare vigne e strutture, per fare grandi vini. E adesso ci attaccano? Diciamo, allora, che certi vini si pagan troppo: all’origine, però, non in enoteca!».
Vorrei che qualche ristoratore dicesse la sua, e se ritiene venisse a difesa di questi prezzi in questa carta, che secondo me sono più di una pazzia !
Grazie per aver messo in luce una realtà che è ancora presente in rtanti locali in italia, ma questo è un caso di specie, accoppia ignoranza e furberia, mortificazione del vino, e raggiro della clientela.
Sono un distributore ed oltre a cercare di fare un lbuon lavoro capillare, cerco di tutelare il prodotto, consiglio sempre i prezzi di vendita, ma sta gente da chi lo compra il vino ?
Per principio sono contro all’opinione più diffusa, all’onda che fustiga a tutti i costi.
Non conosco il locale, ma anche a cercarla con il lumicino non riesco a trovare una sola ragione per dare una giustificazione ad un simile operato.
Amen
Sono un enotecario milanese, la leggo sempre, lei riesce a trovare argomenti e spunti sempre interessanti. Chi fa opinione nel mondo del vino oltre che disquisire di vitigni, tendenze, corrette acidità ecc…, fa benissimo a portare a galla simili argomenti di dibattito.
Nel mio locale tengo moltissimo a mantenere ricarichi più che corretti, tengo a rispettare la clientela ed ancor di più il lavoro di chi ha creato la bottiglia che io propongo.
Sono un sommelier A.I.S. è nel nostro corso, che lei conosce bene, una lezione è dedicata alla gestione della cantina, al calcolo dei ricarichi, chi si improvvisa fa castronerie come quelle che lei ha messo in evidenza.
Qualche mese addietro a Brunico, mi ero più che irritato avendo trovato in un ristorante una serie di etichette, che normalmente vendo nella mia enoteca, prezzate più del triplo, mi son detto o sono fesso io o scaltri loro ?
Con stima Mario
Caro Luigi,
ho letto questo articolo e mi fa rabbrividire.
Penso non solo ai clienti che ritengo faranno in modo di lasciargliele invecchiare in magazzino e chissà un domani, diventando “Storiche” non possano raggiungere questi prezzi folli, ma anche ai produttori che dentro la bottiglia, oltre alle spese sostenute reali del vetro, del tappo, dell’etichetta, della capsula e di quant’altro materiale occorrre per il confezionamento, ed al vino fatto con tanti sacrifici, oltre la passione, il rischio d’impresa e la possibilità che queste bottiglie non verranno mai pagate (perchè ritengo siano veramente poche quelle che si possono vendere).
Ed allora un grazie per il coraggio di denunciare questi atti vandalici al settore vinicolo .
Di certo saranno utili sia ai consumatori che ai produttori.
E chissà se un giorno verrà stabilito da qualche norma ,possibilmente differenziata da diversi parametri della tipologia dei locali dove si effettua la vendita, che i ricarichi da effettuare partano dalla fattura di acquisto.
Un saluto affettuoso
Luciano
Ciao Luigi ho letto il tuo approfondito articolo sul blog, i prezzi dei vini non si possono aumentare. Con la crisi che viviamo come si fa ad aumentare i prezzi in questo modo, in realtà si dovrebbe venire incontro alla clientela, complimenti sei molto bravo ad inserire argomenti di discussione con questi articoli sia sul blog che sul tuo sito.
Augurandoti un buon lavoro ti abbraccio
ERNESTO ALABISO
Un caro saluto agli amici siciliani, al caro Maurizio ed al caro Luciano. Domani pubblico anche io questo pezzo di Luigi in ogni sito possibile, perchè è uno scandalo.
Ciao un abbraccio a tutti
Roberto
P.S. ) @ Luciano Parrinello
Ho visto la tua intervista di Turri, eri a Bergamo al Concorso del Cabernet/Merlot ??
Tra due anni fatti inserire nel Concorso di Toscana, oltre 1.200 vini in degustazione il piu’ grande concorso nazionale/regionale oggi esistente in Italia
@ Mario
No Mario , tu non sei fesso, sono certi altri che sono ” truffaldini ”
Un saluto
Ok alzo tanto di cappello a lei che ha scovato una simile carta dei vini, compie bene il suo mestiere di giornalista, ma non vorrà negare che tanti produttori escono con prezzi assurdi solo perché vengono premiati dalle guide(anche lei partecipa, visto che scrive per una guida di settore)
Il problema è il controllo dei prezzi anche all’origine, in altrimenti è facile che sulle carte di certi locali arrivino a prezzi altissimi.
E’ chiaro comunque che ricarichi come quelli che lei evidenzia non hanno giustificazioni,
Noi toscani abbiamo cercato di affrontare con impegno questo argomento che lei così argutamente solleva con un caso da primato.
“Stop al ricarico selvaggio delle bottiglie di vino al ristorante. A dire basta una sorta di patto tra i diversi livelli dell’intera filiera del vino a Siena, un patto sancito dalla “Carta dei Vini” Tipici del territori.
A oggi sono oltre 50 i ristoranti senesi che hanno aderito all’iniziativa promossa da Camera di Commercio di Siena e Enoteca Italiana in collaborazione con le associazioni di categoria. I ristoranti si impegnano a non ricaricare il prezzo di una singola bottiglia di oltre il 100% a fronte di un rincaro medio in Italia, secondo una stima di Camera di Commercio di Siena e Enoteca Italiana, che si attesta intorno al 150/200%, per dire basta all’aumento indiscriminato dei prezzi delle bottiglie di vino al ristorante, ’obiettivo è ora quello di esportare questo progetto pilota in tutta Italia”.
Ogni ristoratore potrà compilare la propria Carta dei Vini scegliendo tra circa 200 etichette da ritirare direttamente all’Enoteca italiana, anche ordinando una sola bottiglia, e che sono il frutto di una selezione operata da giugno a novembre da una commissione di esperti incaricata da Enoteca Italiana e guidata dall’enologo Carlo Ferrini.
L’azienda produttrice usufruirà poi della pubblicità gratuita che la “Carta” potrà fornire alle etichette inserite potendo, inoltre, vantare un’alta qualità riconosciuta dai requisiti di eccellenza richiesti per superare la selezione. Ultimo rappresentante della filiera il consumatore che si vedrà tutelato nella spesa con la garanzia di acquistare un prodotto secondo il migliore rapporto qualità/prezzo”
si è aperto un bel dibattito anche qui :
http://www.vinix.it/myDocDetail.php?ID=2029
P.s. : riprendiamo presto col nuovo tgv. Ci sentiamo.
Ciao, Fil.
Quando l’ho buttato giù, si pensavo che questo articolo potesse destare molta attenzione, ma non immaginavo fino a questo punto.
Sono invaso da email e commenti, tanta attenzione mi lusinga, ringrazio tutti per i complimenti, ma ho solo fatto quello che era giusto fare, puntare i riflettori su un mal costume ancora troppo diffuso, ricaricare il vino alla vendita in ristorante o winebar in maniera estremamente eccessiva, tanto da causare danno oltre che al consumatore, anche allo stesso produttore.
Il pezzo è stato anche linkato su :
VINIX http://www.vinix.it/myDocDetail.php?ID=2029
REXBIBENDI http://www.rexbibendi.com/forum/viewtopic.php?f=1&t=2718
GAMBERO ROSSO http://www.gamberorosso.it/grforum/viewtopic.php?t=47198
VIAGGIATORE GOURMET http://forum.altissimoceto.it/about2264-viaggiatoregourmet.html
ALESSANDRA CUSCINA’ BLOG http://alessandracuscina.wordpress.com/2008/10/28/la-scandalosa-denuncia-di-winereality-rincari-fino-al-1000/
VINIT http://vinit.net/press/modules.php?name=News&file=article&sid=5077
Andrea nel locale il caffè costa 4,50. ma non vi è proporzione con il costo del vino.
Un saluto affettuoso a Luciano
Sono un sommelier pugliese, redigo carte dei vini, ho una discreta conoscenza dei vini siciliani e mi sembra tutto approssimativo e fuori luogo.
Grazie Luigi della denuncia, una carta dei vini da mostrare ad esempio per come non si deve fare.
Che ne pensa Planeta del suo la Segreta a 39 euro ed il Prosecco a 85 euro ?
Luigi ecco l’esilarante commento all’articolo del nuovo “Miglior Sommelier d’italia Ivano Antonini:
Quelli che spendono 39 Euro per una bottiglia di Corvo….
Oh yes!
Quelli che di Donnafugata pensano che il Lighea e l’Antilia sono la stessa cosa, che pendono 130 Euro per un rosso come il Mille e una Notte è poi lo trovano che è fatto con il Catarratto e l’Ansamico (e forse usano il Nero d’Avola per il Chiarandà???)….
Oh Yes!
Quelli che il Cattarratto ce l’hanno sugli occhi di chi ha fatto questa lista…
Oh Yes!
Quelli che pensavano che 52 per un Insolente fosse troppo poco e quindi ci aggiungano a penna l’1 davanti perchè è fatto in barric!
Oh Yes!
Quelli del Santagosumo e del Cusimano…
Oh Yes!
Quelli che riescono a fare un Regaleali Rosè con il Catarratto e l’Inzolia…
Oh Yes!
Quelli che spendono 85 Euro per un Prosecco e 55 Euro per un Brachetto…
Oh Yes!
Quelli che a confronto del Ferrari a 130 Euro, piuttosto mi bevo un Krug a 390 oppure un Cristal a 415…
Oh Yes!
Quelli che criticano i ricarichi di Pinchiorri…
Gestico un locale a Taormina, ho evidentemente compreso di che winebar si tratta, credo che lei si stato troppo buono nel definirlo tale.
Ma quando le vende ste’ bottiglie.!!!!!
Ciao Luigi e da questa mattina è anche qui :
http://www.winetaste.it/ita/anteprima.php?id=4202
ed a breve in altre pagine molto visitate del web.
Ciao, sei un grande
Un abbraccio
Roberto Gatti
Questa non è certamente una lista da prendere in considerazione, è redatta senza il minimo di base che è utile per poterla concepire.
credo che stamperò la foto della carta per proporle didatticamente come ” MUST”
Io, anche per la presenza di casi come questo, da tempo sono fautore del vino al bicchiere nei ristoranti e nei winebar, è un’ottima alternativa alla bottiglia da 750 cl, tanto più ora che ci sono regolamenti ben precisi per chi guida l’auto.
Molti vini dal costo troppo non sono più venduti al ristorante nella classica 750 ml, la vendita al bicchiere dovrebbe diventare più capillare, così come la corretta conservazione delle bottiglie già aperte, ma questo è un’altro problema.
@ 35 Giuseppe T.
Ciao Giuseppe, ho ripetutamente detto a Luigi che definire quel “bar-accio” winebar fosse inappropriato ma è troppo signore per definirlo per come merita anche perché non solo è orrendo come locale ma anche il servizio lascia a desiderare non essendo niente di che e motivando ulteriormente (se ve ne fosse bisogno) lo scandalo di questa carta.
Spero che Luigi quanto prima si decida a tradurre, almeno, in inglese l’articolo e magari anche un sunto dei commenti indignati che vanno apparendo di giorno in giorno sui vari blog a riprova che c’è una categoria di italiani che non approva queste furberie mascherate da “capacità imprenditoriale” anche perché il vero Imprenditore, quello che merita questo appellativo, non fa idiozie simili.
Spero che lo leggano soprattutto i turisti passati e futuri, quelli passati per sapere che certi comportamenti non ci piacciono e ci mortificano (la ristorazione in sicilia è diventata uno schifo e va solo a peggiorare) e che, se ci sono incappati, ci dispiace profondamente, quelli futuri per non depennarci definitivamente dalle loro mete future.
Piccola chicca: ero presente quando Luigi ha letto la “carta da paura” e, giuro, non c’è prezzo alla faccia che ha fatto! 🙂
Sono un importatore USA, la leggo quando posso, sia su tigullio che su i suoi siti, sono un raro esempio di come da una rivista (winemagazine enotria) dove lessi un suo articolo, si arrivi alssiduamente al web. (si ricorda la contattai per la selezione dell’Aglianico del Vulture)
Questa carta che lei ha messo in evidenzia con gran sagacia, mi dà lo spunto per fare presente una situazione che io vivio in prima persona.
Qui in USA da tempo sono diminuite da molto le vendite dei vini nei ristoranti e nei Winebar. Si preferisce acquistare le bottiglie e berle a casa, malgrado la crisi economica, il mercato del vino negli USA continua abbastanza bene, addirittura e cresciuto in questi ultimi mesi. in particolare nei grandi supermercati e nei siti online specializzati alla vendita al dettaglio ed all’ingrosso.
I ristoranti dopo aver praticato per anni prezzi scriteriati, adesso hanno una grossa riduzione di vendita di bottiglie, o vendono solo bottiglie di facia medio-bassa. i winebar ed ristoratori ordinano meno, ma per fortuna le commissioni dagli altri settori crescono.
Un caro saluto Natan
Vorrei dire la mia su questa discussione che lei ha aperto mirabilmente nel web e non solo.
Il winebar spesso eccede nel prezzo di vendita(il caso che lei espone è veramente border line, e ciò che dirò non gli si addice) .
Se il locale ha triplicato o quadruplicato il suo costo d’acquisto, può anche esserne costretto, in quanto a volte i metodi di vendita adottati dalle reti di distribuzione obbliga chi vuole una bottiglia del vino famoso e premiato dalle guide a comprare anche 6, 12, 18, 24, 36, 72 bottiglie di altri vini presenti nel listino, che magari poco interessano al compratore.
Se il ristoratore o il gestore di winebar compila la sua carta seguendo una guida di settore, anzichè affidarsi ad un esperto che lo consiglia al meglio, è difficile che si possa sottrarre al sottile ricatto commerciale della distribuzione.
Se ha mancanza di cultura enoica non andrà certo alla scoperta di cose poco conosciute, di vini interessanti e nuovi, ma si farà riempire di mediocri vini da ricaricare
In definitiva bisogna conoscere il vino per potere fare una carta bilanciata nei prezzi
Purtroppo è un mal costume troppo frequente in molti titolari di attività ristorative, di lavorare con l’intento di dovere “fottere il prossimo”, come se fosse un segno di vittoria, spesso, dopo essere riusciti in questo squallido intento ci ridono anche sopra, e sentendoli anche commentare….. tanto che ci fà…ah ah ah ah…. la sensazione che ho è da “vomitare”.
Un saluto doveroso a Luciano Parrinello
Maurizio
questo gestore e’ pazzo o masochista….incredibili i prezzi…assurdi…
poi si lamentano anche che i polli spennati non ritornano.
E’ sempre un piacere leggerti, questo tuo articolo animerà la mia serata degustativa di più tardi. Lo citerò senza dubbio.
Un abbraccio affettuoso
Michele
(P.S. ho seguito il tuo consiglio bellissimo quel Muller)
Premesso che questi assurdi prezzi di questa carta non dipendono da nessun anello della catena vino, nè dal produttore nè dal distributore.
Non per andare contro chi opera nella distribuzione, ma se i produttori insieme a i ristoratori e gli enotecari tenessero più in considerazione l’opportunità che la rete di internet dà, si potrebbe dare un giusto taglio alla posizione di rendita su cui oggi campano i distributori.
La verità è che per diminuire i prezzi al dettaglio, il distributore a lungo andare potrà essere saltato dal passaggio dal produttore al venditore.
luigi che dire è una carta dei vini che fa rabbrividire con prezzi pazzi, io sono sempre stata contraria ad un eccessivo ricarico sui vini al ristorante e winebar, perchè penso sempre alla persone che hanno una possibilita economica media e non tutti sono degli specialisti e appassionati come noi è sanno quanto costa realmente una bottiglia.Vedendo questi
prezzi il cliente esperto scappa , il non esperto s’impacca. Sei sempre il numero uno ciao .
Per iniziare un caloroso saluto a Luigi….
Proseguo con la critica….
L’ignoranza relativa al mondo del vino e soprattutto la grande voglia di speculare, da parte del proprietario di questa struttura è PALESE!!!!
La decisione di applicare prezzi così alti e per nulla giustificati, a mio avviso, nn darà luogo a grandi profitti….solo turisti che sconoscono i nostri prodotti potrebbero incappare in questa “trappola”…e si…perchè spesso prezzi alti dovrebbero essere indice di qualità ma qui siamo di fronte a prodotti medi…
Ma poi una carta piena di errori e corretta malamente….NO COMMENT!!!!
Questo conferma sempre più la mia idea sulla Sicilia (nonostante io sia siciliana e ami la sicilia): turismo caro e poco competitivo….Taormina e altre località turistiche registrano presenze significative grazie ai loro patrimoni artistici e naturali e nn perchè lo spirito imprenditoriale sia così entusiasmante.
Un abbraccio
Rita
Luigi ma che bei prezzi, quando andiamo a berci una bottiglia insieme !!!!
A parte lo scherzo, ottima averla scovata stà carta, grande pezzo, veramente interessante speriamo che molti winebar rinsaviscano !!!
In ogni categoria c’è chi si comporta in modo scorretto, anche tra i gestori di locali. Ma credo che lo paghino a lungo andare sulla propria pelle.
Che gran can can !!! se ne parla ovunque di questa carta !!
Speriamo arrivi al consumatore medio l’indignazione degli esperti di settore, e degli appassionati ..
Il consumatore deve rifiutare sovrapprezzi ingiustificati tipo quelli che hai fatto vederre nelle foto, i winebar ed i ristoranti devono svolgere un ruolo concreto nel trovare, selezionare bottiglie di qualità, con decisioni di acquisto più indipendenti (mi rifaccio al post 45 di giulio zanatta.)
@ 30 Ludovico iniziativa lodevolissima, ma perchè solo a Siena ? andrebbe estesa in tutta italia
@ 34 Grande Ivano Antonini !!!
@ 38 Antonello nella maggior parte dei locali che vendono il vino al bicchiere questo è ancora imbevibile, già ossidato pieno di volatile.
@ 39 Alessandra la traduzione del pezzo anche secondo me è necessaria, chissa quanti turisti hanno ingoiato il rospo. Bisognerebbe diffondere che non tutti sono daccordo ad una simile conduzione.
@ 40 Natan spero proprio che questa tendenza dagli USA arrivi prima o poi anche in Italia.
@41 vero Federico, ma non è così facile svincolarsi dal distributore di turno, la cultura enoica deve crescere di più proprio in chi il vino lo vende.
nelle località turistiche è possibile trovare prezzi astronomici, l’affitto costa caro, il personale costa caro, la gestione costa cara.
speculare troppo però non paga mai, non porta clienti, il vino è materia viva, ha bisogno di essere venduto e ricomprato, nessuno di testa ok lo berebbe mai in un locale con questi prezzi, oltre che per il costo anche perchè le bottiglie saranno “stantie”
Non credo ai miei occhi !!!!
Una carta da non credersi se no la si vede !!!
Meno male che hai avuto idea di fotografarla !!!
sono nel settore da venti anni e la cosa piu’ sconvolgente non sono i prezzi dei vini di questa carta “da paura”, ma il fatto che, in senso molto piu’ ampio, ci sono persone che spesso acquistano a questi prezzi……è vero, il gestore può essere inserito nel guinness dei primati, ma se riesce a vendere a questi prezzi ha ragione lui, io resto dell’idea che il cliente vada prima capito e poi consigliato, e soprattutto rispettato…..non vi nascondo che a volte e per certi personaggi è una grande fatica, ma, forse, è l’unica via che paga…..saluti a tutti
Ho un locale a Roma vendo vini siciliani, ma non a questi prezzi.
Da paura veramente!
su quella che è considerata una delle migliori d’italia, ossia la carta vini dell’enoteca pinchiorri, il dolcetto di pino ratto (6 euro a bottiglia IVA inclusa) è venduto a 42 euro. perchè nessuno si è mai meravigliato e scandalizzato? e l’idea di prezzo-sorgente di gino veronelli ha sempre suscitato malumori fra produttori/ristoratori/etc…
http://www.tigulliovino.it/blog/2006/01/prezzo_sorgente_buriana_sopita.html
Non ci sono parole davanti ad una cosa simile. Per colpa di pochi imbecilli come quesi signori ne va la reputazione di tutta una categoria di gente onesta.
Sono comunque d’accordissimo di pubblicare queste cose, così magari si rendono conto anche lor signori che stanno prendendo in giro la gente.
Complimenti
Caro Luigi
Un sincero grazie per l’opportunità che offri a tutti coloro che diversamente non troverebbero altra occasione per associarsi alla “voce dell’onesta “e fare sentire il loro disappunto e la loro contestazione in un paese dove la “lamentela” viene vista come motivo di noioso fastidio proprio dell’italiano e non certo quale ragione per l’interesse alla ricerca di soluzione di tutela di un bene inestimabile quale la cultura del suo popolo manifesta in tutti i settori dell’arco sociale.A tale proposito,nel vergognarmi del gesto compiuto da questo “spacciatore” di imprenditorialità e professionalità enogastronomica,ho ragione di ritenere tutti i commenti pervenuti a questo blog per lanciare l’iniziativa di un comitato per la tutela della “salute” del vino,proprio perchè il vino è espressione della salute di un popolo che con tradizione e dedizione lo produce,nel rispetto della cultura di un territorio di provenienza,per destinarlo alla salute di un consumatore da tutelare.Cosa ne pensate se unissimo le n/s proteste in questa idea e dare seguito alla”voce dell’onestà”!Grazie
Filippo sommelier per passione e dedizione.
Gentilissimi lettori di Wine Reality.
Questa Carta dei (s)vini, è soltanto una delle migliaia di Carte che circolano sui tavoli di ristoranti, wine bar, osterie e pizzerie in giro per la penisola. Di vini che vengono comprati a due euro al supermenrcato e poi venduti a 20 al tavolo senza alcuna professionalità ce ne sono parecchi.
Sono situazioni che possiamo discutere, fare conoscere, ma che risulta impossibile combattere, non avendo nessuna tutela a livello legislativo.
Quindi non ci resta che strizzare l’occhio, dare “un taglio esilarante” e…bere acqua!
Un caro saluto,
Ivano Antonini
Gentilissimo Antonini, intanto complimenti per la sua vittoria, sono del parere che non è possibile che noi produttori accettiamo passivamente speculazioni come quelle di questa carta, queste realtà vanno discusse e messe in evidenza, quindi grazie a wine reality.
@Ivano Antonini,
non condivido quello che esprimi, vero è che esistono carte truffaldine ( no come questa) sono dell’idea che discutere e far conoscere serva a combattere, magari a smuovere una tutela legislativa, anche perchè in questo momento, la tutela siamo noi!
Io l’occhio non lo strizzo!!!
Wine Reality serva a dire la verità sul vino!
Maurizio Aguglia
@Filippo mi trovi perfettamente daccordo:
“”un comitato per la tutela della “salute” del vino,proprio perchè il vino è espressione della salute di un popolo che con tradizione e dedizione lo produce,nel rispetto della cultura di un territorio di provenienza,per destinarlo alla salute di un consumatore da tutelare.Cosa ne pensate se unissimo le n/s proteste in questa idea e dare seguito alla”voce dell’onestà””
Sono il primo firmatario!!
@ 57 Filippo
“Cosa ne pensate se unissimo le n/s proteste in questa idea e dare seguito alla”voce dell’onestà”
Come intendi dare seguito alla cosa?
@ 58 Ivano Antonini
[…] Sono situazioni che possiamo discutere, fare conoscere, ma che risulta impossibile combattere, non avendo nessuna tutela a livello legislativo.
Basterebbe che i produttori stabilissero un rincaro massimo a seconda del “livello” di chi rivende il prodotto.
Se si tratta di un bar-accio come quello della carta dei vini da paura il 30% era già troppo;
se si tratta di un Hotel a 5 stello lusso può anche starci un rincaro che va, per esempio, dal 100% al 1000%;
ad un’enoteca come Pinchiorri si potrebbe permettere un rincaro massimo del 300%
e per tutelarsi legalmente: all’ordine fare firmare un contratto in cui il rivenditore accetta queste condizioni altrimenti pagherà una penale al produttore per non aver rispettato il contratto.
Troppa leggerezza nel pagare sempre quello che ci è richiesto, senza paragonarlo alla qualità della materia prima e del servizio.
Complimenti per l’ammirevole denuncia.
Gianni
@ Alessandra Cuscinà
Come spesso accade, anche stavolta hai centrato il problema: con i prezzi imposti diversificati per categoria di rivenditore si potrebbe mettere fine a queste vergogne.
Il punto è che dovremmo decidere, una buona volta, di farlo TUTTI noi produttori, contemporaneamente: perchè se ci prova uno solo di noi, specialmente se PICCOLO e NON BLASONATO, il rischio è di ricevere in risposta una sonora risata!!
Parafrasando un tuo intervento sul tuo blog:
al ristorante, considerare il vino come un commensale in più E’ NORMALE
pagare di più una bottiglia di un nome “famoso” ma che costa alla produzione tanto quanto (se non meno) di quella sconosciuta E’ NORMALE
acquistare a 15 o 20 euro vini che alla produzione costano 3 o 4 E’ NORMALE
…e, di conseguenza, che i consumi di vino in Italia si siano dimezzati e siano in continua diminuzione E’ NORMALE… PURTROPPO!!
Quindi, non lamentiamoci delle crisi di mercato e del calo dei consumi: siamo noi i primi a volerlo. SVEGLIAMOCI!!!
Gaspare Triolo
p.s.: complimenti all’autore dell’articolo, grazie per aver messo in luce un annoso problema come questo.
Caro Giggi, ho letto e riletto l’articolo e ho letto e riletto tutti i commenti fatti al riguardo.
Tralascio ogni inutile commmento sull’assurdità del ricarico da parte del proprietario del locale in esame ma è risaputo che prendere un caffè in un bar nella piazzetta di Francavilla a Mare non è lo stesso che nella piazzetta di Porto Cervo e in quella di Capri. I costi di gestione sono completamente diversi e, soprattutto, i consumatori sono diversi. C’è chi spende cifre esorbitanti per entrare al “Bilionere” di Briatore (spero si scriva così) o, come diceva un’altro commentatore, spende 42 Euro per bere il dolcetto di pino ratto all’enoteca Pinchiorri. Di questa gente non ci si deve meravigliare. La cosa, invece, che mi meraviglia di più e che mi ha fatto veramente sorridere è il consatare gli errori di di scrittura nel riportare il nome dei vini e/o delle aziende produttrici. Questo denota una totale, completa, ingiustificante conoscienza dei vini. E’ assurdo perche sono convinto che da Pinchiorri sanno dirti con quanti acini di uva viene fatto il dolcetto di pino ratto ed al Bilionere una Sangria ti viene portata con piatto d’argento ed accompagnato da un grande servizio cosa che non mi aspetto da chi riporta in carta un santagosuno al posto di Santagostino ecc.
E’ vero il suo esercizio è nella paiazzetta di Taormina ma per vendere un vino a quel prezzo dovrebbe imparare prima a scrivere.
L’unico invito lo rivolgo al Sindaco di Taormina: “La prego faccia qualcosa, il suo Paese è uno tra i più belli del mondo non lo faccia svalorizzare da gente così poco preparata ne va del buon nome del paese e, mi consenta, di tutta la Sicilia”.
Perchè stupirsi. In fondo questa è una carta come tante altre simili è figlia dei nostri tempi . Ha tutto lo stile Lehman Brothers e friends .
Viviamo in tempi dove i produttori hanno le cantine piene di vino, fanno offerte con sconti, bottiglie gratuite ecc.., accettano pagamenti da parte dei ristoratori alle calende greche e pensate che sia possibile che, il produttore imponga al ristoratore il ricarico massimo da mettere in carta?????
Suvvia, i controlli devono venire da altre parti…
Un caro saluto,
Ivano Antonini
@ Francesco Ricco
Perchè stupirsi. In fondo questa è una carta come tante altre simili è figlia dei nostri tempi. Ha tutto lo stile Lehman Brothers e friends.
Perché accettare sempre tutto?
@ 67 Ivano Antonini
Da uno Stato che non controlla che una causa civile non duri meno di 9 anni, che permette che i mafiosi vengano lasciati liberi perché sono decorsi i tempi per fare il processo, che non controlla nemmeno gli assassini, i pedofili, gli stupratori, le malversazioni, le frodi finanziarie e così via, ma che, obiettivamente, controlla ogni singolo momento della vita di un olivicoltore/imbottigliatore (facendogli passare la voglia di lavorare), per accertarsi che il prodotto abbia l’origine italiana o meno in etichetta, ma che non controlla se dentro la bottiglia esposta al supermercato vi sia o meno quanto dichiarato in etichetta,
che non ha controllato i rincari di pane, pasta e verdura nonostante avesse istutuito la figura del “controllore dei prezzi” (non mi ricordo come si chiamasse precisamente ma il senso era questo)
sì, me lo aspetto proprio che faccia qualcosa per imporre i controlli sui ricarichi del vino.
Caro signor Antonini ha proprio ragione, dobbiamo aspettare che siano gli altri a preoccuparsi di “difenderci” noi non dobbiamo fare niente,
dobbiamo aspettare il solito assistenzialismo a cui siamo avezzi da secoli, dobbiamo aspettare che ci diano la pappa in bocca perché noi non abbiamo voglia di difenderci ma ci piace tanto lamentarci delle ingiustizie che subiamo senza mai metterci in gioco.
Sì, i controlli devono venire da altre parti… ma chi meglio del diretto interessato può far valere i propri diritti?
Perché devo demandare una cosa che tocca i miei profitti a qualcun altro?
Ma, soprattutto, mi dica: perché tutta la società (perché i controlli li pagano i cittadini con le loro tasse) dovrebbe pagare perché un produttore non ha la capacità di far valere i propri diritti?
Mi scusi ma davvero non posso concordare con Lei,
i miei interessi me li devo difendere io, lo Stato ha cose molto più serie a cui dovrebbe pensare.
Luigi come sempre tiri fuori argomenti molto interessanti.
Conosci bene il mio locale, (sono titolare di un ristorante a Cervinia), nel 2000 appena aperto incontrandoti, tu mi redigesti la carta dei vini e da allora l’ho aggiornata, mutata, arricchita, sempre seguendo quelle regole di base che tu mi consigliasti, e che mi consentono di avere un ottimo feeling con la clientela.
Le riassumo: la carta deve essere presentabile e invitante, di dimensioni non eccessive.
Scegliere una linea chiara da seguire per la stesura di tutta la carta: è possibile elencare i vini per regioni, per tipologia, per fasce di prezzo, indicandone l’annata, il nome del produttore, il nome del vino, il grado alcolico e il costo.
Per regioni e tipologia: si elencano i vari vini cominciando dagli spumanti metodo charmat secondo il grado zuccherino, i metodo classico e i rosè, poi i vini bianchi, i vini rosati, i vini rossi e i passiti o da dessert, sempre dall’annata più giovane a quella più vecchia.
Elencandoli per classificazione si inizia con i vini da tavola, rispettando le tipologie in successione di bianchi rosati e rossi, poi le IGT, le DOC e le DOCG, in cui l’annata è obbligatoria, seguendo la successione del colore, l’anno e grado alcolico, classico e riserva, seguono i vini da dessert, i passiti e i vini da meditazione.
Sui ricarichi nei precedenti post è stato detto tanto, meno si ricarica più si vende, più si vende più si rinnova la cantina.
Io ricarico i vini di fascia bassa del 200%, quelli medi del 150% e quelli di fascia alta del 60-100%.
Credo di fare una politica corretta.
@Alessandra
Lei dice che lo Stato ha altre cose a cui pensare e che siamo noi a difendere i nostri diritti.
Bene, allora propongo a Luigi che invii una mail con il link di questa discussione, a tutti i produttori presenti su questa carta dei (s)vini e chiedendo loro di intervenire con seri provvedimenti, dicendo loro che è uno scandalo che un locale possa proporre i loro prodotti con tali ricarichi e che se non vengono effettuate operazioni di “contenimento” l’alternativa sarà quella di non vendere più i loro vini in QUESTI locali.
Sono proprio curioso di sapere quante aziende avranno il coraggio di farlo…
Con stima,
Ivano Antonini
@ 67 Ivano Antonimi, credo che la maggioranza dei produttori non elargiscono così semplicemente i loro prodotti, perchè alle spalle c’è un anno di duro lavoro nelle vigne, poi in cantina ecc… il vetro, i tappi, le etichette l’imballaggio ecc…comprandoli entro il 60° giorno dalla data dell’acquisto si devono pagare. La maggioranza dei produttori non regalano le loro bottiglie come se fosse un’opera di beneficenza!
@68 Alessandra Cuscinà Complimenti! Brava!!!!
Maurizio Aguglia
Proprio i produttori dovrebbero operare il contenimento dei prezzi nella ristorazione, tutti uniti e in tutta l’italia, non a macchia di leopardo.
Sarebbe la scelta più giusta.
@65 Fabio Romeo, forte la sua proposta al sindaco di Taormina
@Maurizio Aguglia
Sono il primo a difendere il duro lavoro dei produttori. Lo cerco di fare continuamente sulle “pagine” di Altissimo Ceto offrendo spaccati di vita dei produttori, spiegando la loro storia, i loro sacrifici e la loro filosofia.
Ho profonda stima verso tutto quello che è stato detto e condivido molto delle parole espresse da voi, ma oggi, nel 2008, non viviamo di sola poesia.
Mi creda sig. Maurizio, io giro continuamente cantine e spesso vedo cantine piene di vino della vendemmia precedente, lavoro in un ristorante e giornalmente continuo a ricevere offerte di sconti e gratuità anche di importanti produttori.
Certo, non parlo di Voerzio, Romano Dal Forno o Soldera (giusto per fare qualche nome…) che per avere il loro vino lo devi pagare anticipatamente. Sono produttori che rappresentano la punta di diamante e non rientrano nella voce principale dei fatturati di un ristorante alla voce Vino, ma stiamo parlando di tutti gli altri! Vogliamo fare un sondaggio ai produttori presenti su questa carta e chiedere loro quanti di loro hanno ristoratori che pagano regolarmente a 30 e 60 gg???
E qui non si parla se sia giusto o no, perchè si dovrebbe aprire un post apposito ed un blog non è un forum…
Ma qui si parla di produttori che dovrebbero imporre il prezzo di vendita ai ristoratori!!!!
Bene, allora sollecitiamo queste aziende a farlo e se mai i proprietari di questi bar, o ristoranti, che praticano ricarichi esagerati dovessero rispondere picche, allora queste aziende dovrebbero vendere il loro vino ad altri.
Tanto non dovrebbero avere problemi, perchè il loro vino lo vendono…. 😉
Suvvia, siamo reali e portatemi un elenco di aziende che sarebbero pronti a farlo!
Ivano Antonini
Se condividiamo lo spirito di volere tutelare la salute del vino,perchè non proviamo ad incontrarci in una città presso una enoteca!Sono convinto che dall’incontro di tutti coloro che sono appasionati, ristoratori, enotecari, produttori, comunicatori del vino e sommelier,si possa dare vita alla voce dell’onestà,per non relegarla solamente all’interno di un blog.
Filippo Barbiera
@Ivano Antonini,
Vero è, che le grosse cantine sono cariche di masse della vendemmia precedente, ma come dice Lei, elargendo a destra e a manca i loro prodotti, usano un comportamento che penalizza e mette in difficoltà il piccolo ed il medio produttore.
Allora vengo e dico:
Dato che le masse di Vino non di qualità in esubero sono un grosso problema, le grandi cantine potrebbero trasformarlo in “bio-etanolo” ed utilizzarlo come fonte d’energia per il sostentamento alla produzione delle loro cantine, in tal modo si ristabilirebbero e si potrebbero ridurre i prezzi dei Vini di qualità, dato che, così facendo le spese di gestione e produzione sarebbe quasi abbattute.
Sono pienamente convinto di quello che dico, e consapevole che, la pianta della vite e di conseguenza la trasformazione dei suoi frutti ( comprese le vinacce, raspi, ecc…), sono il “Nuovo Carburante del Pianeta”, come dire, che la pianta della Vite e l’elemento “Vino” sono un enorme giacimento petrolifero, o meglio ancora una fonte di “Energia” inesauribile.
A questo punto nelle grandi cantine non si produrrebbe e venderebbe solo Vino ma anche “Energia pulita”.
Tutto questo, non è assolutamente una poesia, ma una soluzione a tante problematiche che affliggono Aziende, Cantine, ed il nostro Pianeta con tutti i suoi abitanti, questo è semplice e realizzabile, si deve solo capire e volere.
Basterebbe solo iniziare perchè, se le cose non s’iniziano, non potranno mai realizzarsi
Per esempio: se invece del Novello, ci fosse una produzione di “bio-etanolo”?!
Per quanto mi riguarda avrebbe una funzione più logica ed efficace!
Mi piacerebbe usarlo come, carburante per la mia vecchia Vespa Piaggio 125, per poter scorazzare per le strade della mia bella città.
Anche questa, all’apparenza, sembra essere una bella poesia, ma, in effetti, non lo è!
@65Fabio Romeo-Fare intervenire il Primo cittadino di Taormina, sarebbe la soluzione, pratica ed efficace.
Cmq, tornando al vecchio discorso…sarà molto difficile imporre il prezzo di vendita dei vini ai ristoratori e/o wine bar
E’ in pratica impossibile che le aziende si mettano contro i ristoratori, ed oggigiorno, i ristoratori ed i wine bar si preoccupano sempre meno di fare scorte di Vino in cantina, comperando solo l’indispensabile.
Cordialità
Maurizio Aguglia
@69 Stefan Harrevier
Sui ricarichi nei precedenti post è stato detto tanto, meno si ricarica più si vende, più si vende più si rinnova la cantina.
Io ricarico i vini di fascia bassa del 200%, quelli medi del 150% e quelli di fascia alta del 60-100%.
Concordo pienamente con quello che esprimi, regole semplici e fondamentali.
I ricarichi che attui sono quelli che nella ristorazione media dovrebbero applicare tutti
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Perchè scandalizzarsi tanto per questa carta, quello è il suo locale, è situato in un posto meraviglioso, è stagione turistica e si sà che i prezzi vengono gonfiati per le vacanze estive ecc…Non possiamo sapere quanto paga di affitto, di suolo pubblico, di personale (però a parità di prezzo potrebbe prenderli profess. preparati),e di altre cose inerenti alla gestione.Daccordo che i prezzi e la stesura di questa carta non esistono proprio, però perche non mettere i prezzi che uno vuole, dato che non ci sono regole personali da seguire,ne controlli delle persone preposte a questo tipo di lavoro, ( addetti del comune per i commercianti, ass. tipo ascom, ecc…) per finire alle case vinicole che potrebbero indicare una forbice di rincaro, da-/-a, altrimenti non far arrivare nel locale i propri vini. Tutto questo ed altro ancora non si fà, per tantissimi motivi che non sto qui ad elencare,perchè non converrebbe a nessuno muovere l’acqua stagnante.E poi, se al gestore del locale non interessa che i vini vengono venduti? o vuole fare selezione, o altri motivi.
caspita che prezzi!un ferrari da 12 venduto a 100 e passa euro…e dire che io a quella cifra vendo il brunello di montalcino biondi santi del 99!!