Vi voglio segnalare un argomento focalizzato da un settimanale, (vedi L’espresso), e riguarda un medico romano Fabio Romeo, nominato capo del centro anti-tumori della regione Lazio. Sarà perchè Fabio è un amico fraterno, sarà perchè insieme abbiamo dato vita ad un vino ” l’Infedele” , ma sorprattutto, perchè non sopporto il qualunquismo spicciolo di chi tira i ballo l’operosità e l’impegno legato al mondo del vino, appellando una persona con la frase “è conosciuto prevalentemente come appassionato viticoltore”.
Da L’Espresso <nel mio incarico mi ha sostituito Fabio Romeo, un oncologo>, dice Marcellino, <che su Internet è conosciuto prevalentemente come appassionato viticoltore>. Effettivamente, digitando il nome del suo successore sul motore di ricerca “Google”, appare subito il sito personale www.fabioromeo.it nel quale il medico nominato dalla giunta Marrazzo racconta la sua passione per le botti in castagno e i vitigni siciliani. Basta cliccare sulla sezione “la nostra storia” per vedere affacciarsi sullo schermo il capo dell’unità anti-tumori in versione casual che leva il calice tra i grappoli e brinda virtualmente con il visitatore. Fabio Romeo su Internet si presenta così: «Sono un medico e ho la passione di produrmi in proprio il vino. Nell’aprile del 2000 mi sono comprato un piccolo casolare in Sabina con annesso un piccolo vigneto con uve rosse, Sangiovese, alcune piante di Prugnolo e Sagrantino». Nulla di male a pubblicizzare le proprie passioni sul Web, dove peraltro compare anche un breve studio firmato con altri cinque colleghi e pubblicato dall’associazione di endoscopia. D’altro canto alla voce “ambizioni ardite nel cassetto”, sul sito non si legge «direzione dell’unità anti-tumori», bensì: «Creare un vigneto di Nero d’Avola in Sabina».
Appassionato viticoltore, ed allora ? Commenti assolutamente privi di ogni logica, come se coltivare la passione per la terra ed uno dei più nobili frutti che essa dona, il vino, fosse una sorta di limitazione anzichè un preciso pregio, o fosse addiritura preclusivo per una esaustiva preparazione medico/scientifica. E’ il solito modo di sminuire un mondo, quello del vino, che a maggior ragione se è frequentato, come nel caso di Fabio, in maniera assolutamente appassionata e come valvola di sfogo al lodevole lavoro di medico, non può che essere un valore aggiunto. Proprio in questi ultimi anni, in diverse regioni italiane, il recupero di antichi vigneti ed i grandi miglioramenti qualitativi ottenuti da alcune specifiche uve, sono spesso il frutto dell’opera di chi svolgendo altre professioni, ed avvicinandosi a questo mondo, ne resta talmente appassionato, da impegnarsi fin a riuscire a portare a termine quasi dei miracoli enologici. A tal proposito vi racconto, che qualche tempo fa , per un articolo sull’Aglianico del Vulture per la pubblicazione ufficiale dell’Associazione Italiana Sommeliers “De Vinis”, ebbi modo di contattare prima del tasting i produttori. Uno dei migliori Aglianico il “Basilisco” , è prodotto da un noto medico. Nel cercarlo al telefono presso il suo studio, non vi nascondo di avere avuto qualche problema nel riuscire a parlare con lui. Finalmente quando lo ebbi al telefono, gli dissi di essere un giornalista e di cercarlo per sapere di più sul suo vino, notai immediatamente la sua voce cambiare tono, si eccitò, cominciò a parlare ininterrottamente, snocciolando dati e processi di coltura e vinificazione, differenze tra annate, esternandomi tutta la passione che lo aveva portato a produrre un vino di gran livello. Proprio quella passione, che a costo di sacrifici personali, spinge all’impegno per ricreare la magia in bottiglia. Vogliamo criticarla biecamente ?