Entrare in un supermercato e trovare una bottiglia di Chianti, una D.O.C.G. a poco più di un euro, purtroppo è una cosa che è assolutamente possibile. Questo prezzo non può essere altro che l’effetto di una mortificazione del controllo qualitativo, l’evidente segno della più assoluta mancanza di tutela della denominazione d’origine, per dirla a chiare lettere, il marchio certificato di un fallimento normativo. E’ innegabile che la territorialità e la riconoscibilità sono le due doti migliori, oltre alla qualità, che un vino deve mostrare, affinchè resti nella memoria olfattiva e gustativa, e benchè molti produttori italiani presentino i propri vini come caratterizzati dal territorio d’origine, in realtà, la maggior parte si assomiglia sempre di più, con una omologazione del gusto. Se ha questo aggiungiamo che all’interno di importanti D.O.C.G si è arrivati ad una forbice di differenza qualitativa tra i vari prodotti veramente enorme, è evidente che il consumatore non può che essere sbandato.
L’uniformità del gusto dei vini è data dall’utilizzo dei medesimi lieviti selezionati, degli stessi enzimi, del tannino enologico di uguale matrice, delle identiche barriques, o più semplicemente dei parametri chimici fondamentali dell’uva che entra in cantina. Anche un’importantissima e storica denominazione il Chianti, non è esclusa dal seguire questa tendenza, con il nuovo disciplinare che in aggiunta al Sangiovese, permette l’utilizzo di vitigni internazionali, Cabernet Sauvignon, Syrah e Merlot sino al 20%, è andato incontro ad una fase di mistificazione d’identità, con produzione di vini, il quali, più che l’espressione del territorio inseguono il gusto internazionale del mercato, ossia la produzione di vini morbidi, concentrati e colorati, ricchi di polpa e legno.
Ma come è possibile poter collocare nella stessa Denominazione di Origine Controllata e Garantita, il Chianti, vini da 1,45 sino a 200,00 euro a bottiglia ? Ciò avviene perchè nel contesto dell’uniformità dei vini, il livello qualitativo si sposta sempre più verso il basso, arrivando a toccare livelli non censurati dalle varie denominazioni. Nel caso in questione questa è la mia degustazione di una delle bottiglie di Chianti bassissimo prezzo, presente in un nota catena di grande distribuzione: nel bicchiere mostra limpidezza, colore rosso rubino scarico, roteandolo nel bicchiere evidenzia scarsa consistenza. Le note olfattive stentano ad esprimersi, accennate note di viola macerata e frutti rossi eterei. In bocca è secco, di poco calore, la freschezza del tutto scomparsa lascia il campo alla sapidità troppo invadente. Assolutamente privo di equilibrio, chiude con un finale di frutto e mineralità scomposto. Non esprime per nulla il vitigno e la tipologia.
Alla faccia della Denominazione di Origine Controllata e Garantita made in Italy.
Luigi è veramente una vergogna. Non comprendo come i vari consorzi di tutela ed in particolare quello del Chianti permettano tutto ciò.
E la commissione DOCG avrà mai bevuto questa schifezza?
Come è possibile vendere un vino segnato con l’apice massimo della piramide di qualità, ad un eeuro e cinquanta ?
Credo che non dovrebbe essere permesso !!!!!!!!!
Le maglie dei controlli in particolare di alcune denominazioni d’origine si stanno allargando a dismisura, causando enormi danni alle stesse denominazioni.
Il Chianti è tra le più colpite, ma non è certamente l’unica.
Bisogna correre ai ripari ed in fretta, e non comprendo come gli stessi produttori non si ribellino.
Si è vero il Chianti a questi prezzi è un affronto per tutte quele aziende che lavorano con coscienza e che si stanno confrontando con il binomio maggiore qualità-minor prezzo.
Il mondo del vino sta attraversando un momento difficile. E a complicare le cose i produttori si mettono anche a litigare tra loro, non trovano unità d’intenti neanche all’interno di grande docg.
Luigi a rafforzare il tuo dire posto questo interessante commento che ho trovato su esalazioni etiliche su uno di quei Chianti di cui si parla…….e sono in tanti:
“Chianti Docg acquistato presso un hard discount al prezzo più basso, questo capolavoro enologico a 1,99 euro. Ebbene, premesso che è un prezzo davvero inspiegabile – e inaccettabile – per una Denominazione di Origine Controllata e Garantita, mi appresto a parlarvene cercando di essere il più imparziale e corretto possibile. Intanto possiamo dire che il tappo è in sughero, di quelli logicamente economici, adatti a vini che non devono durare decenni. Il colore è un rubino medio, limpido e gradevole alla vista; nell’accostarlo al naso devo aspettare un bel po’ prima che qualche profumo si degni di stimolare i miei sensi, ma debbo dire che le note fruttate di amarena e marasca mature che giungono sono di tutto rispetto, non ci sono impurità olfattive. Certamente non c’è molto da cercare, ma si può cogliere qualche sfumatura di pepe e rabarbaro. Al palato è altrettanto facile e corrispondente, il tannino ha un lascito amarognolo e la freschezza non è il suo punto forte, mentre al retrogusto rimangono sensazioni quasi metalliche e non proprio entusiasmanti. Tutto sommato, però, è un vino che può accompagnare un pasto non impegnativo senza dare particolari problemi. Ma il punto cruciale della questione è: da un vino proveniente da una delle più famose aree vinicole del mondo (a Docg) esigo ben altro! Il mio punteggio in centesimi è 62”.
E questo è il mio di commento. Perchè mortificare questa DOCG in tale modo ?
Mi risulta che parecchi produttori, si ribellano e cercano di impedire simili inettitudini enologiche disciplinate, ma è come combattere contro i mulini a vento.
Malgrado tutto è questa la triste realtà di certo vino italiano, ed è giusto rifletterci su, parlare, proporre, sollevare il problema non soltato nei siti tematici di discussione come questo.
Poi per restare nel caso del nostro Chianti, è possibile leggere
dal sito del Consorzio del Chianti:
“” ATTIVITA’ del CONSORZIO
controllo in fase di produzione sui vigneti iscritti all’Albo
controllo in fase di vinificazione ed invecchiamento sulla rispondenza delle caratteristiche chimico-fisico-organolettiche del vino
partecipazione ai controlli in fase di imbottigliamento della D.O.C.G.
rilascio dei contrassegni di Stato solo al Chianti che ha superato l’esame di idoneità
controlli a riscontro della qualità sull’imbottigliato prelevato nei mercati
assistenza tecnico-informativa alle aziende associate durante tutto il processo produttivo del vino.
Con provvedimento n. 61141 del 7 aprile 1998, l Ministero per le Politiche Agricole, ha affidato al Consorzio Chianti l’incarico di vigilanza sulle denominazioni di origine controllata “Vin Santo del Chianti” e “Colli dell’Etruria Centrale” dove viene applicata (su produzioni che si affiancano alla DOCG CHIANTI per vini di qualità diversa ) la stessa attività e gli stessi controlli. Punto d’orgoglio della attività del consorzio, è appunto la valorizzazione e il riconoscimento della denominazione “Vin Santo del Chianti” per un prodotto principe nella tradizione toscana.
La funzione istituzionale del Consorzio si è potenziata con lo sviluppo di attività promozionali come la valorizzazione di prodotti come l’olio extravergine di oliva, per il quale si attende una “denominazione di origine”, come gli itinerari “Vie del Chianti”, segnalati da specifica cartellonistica.””
Ad ognuno trarre le proprie coclusioni
Amo il Chianti, e le sue zone che si perdono nei vari comuni e nelle varie denominazioni: Colli Fiorentini, Colli Senesi, Colli Aretini, Colline Pisane, Montalbano e Rufina.
Il consorzio di tutela esiste da lontano 1924, ma solo la docg Chianti Classico ha dei controlli più severi.
Ed è un gran peccato !!!
Si trovano negli Hard Discount Chianti a 1,60, è la qualità è quella che si compra a questo prezzo.
E’ ancora più grave trovare in enoteca Chanti a 5- 6-7 euro, che non hanno la qualità equivalente al prezzo di vendita.
Ciao Giggi, i tuoi articoli sono sempre più interessanti e toccano temi sempre più spigolosi.
Ha mio giudizzio il problema è nelle DOC. Oggi il vino può essere prodotto e commmercializzato senza nessun controllo, dato anche l’alto numero di produttori sorti nell’ultimo decennio. Il vino può essere ricostruito in cantina (se no non si spiegherebbe come un tale vino venga messo in vendita ogni anno con la stessa gradazione alcolica e con lo stesso sapore indipendentemente dall’annata). Ma questo vale anche per grandi vini di grandi cantine che sono usciti con delle riserve, per esempio, nell’anno 2004 (se non ricordo male vedi la Fazi Battaglia con il rosso conero) in un anno da dimenticare.
Ora il problema è: può un vino imbottigliato essere commercializzato a 1,5 euro, visto i costi di produzione ed imbottigliamento? a mio giudizio no se non a discapito della qualità in quanto per ammortizzare i costi se ne devono immettere grandi quantità.
Grandi quantità non fanno grandi vini.
La cosa che indigna parecchio è che in questo modo si lancia una comunicazione errata.
Sono daccordo con chi sostiene che in questo modo viene mortificato il lavoro di chi cerca di portare avanti l’identità “vino” ma allo stesso modo si mortifica anche il consumatore che ignaro di come si muovano realmente le cose è convinto di acquistare un “grande” prodotto solo perchè a Denominazione di Origine Controllata e Garantita!!!!
io produco chianti docg,ma se qualcuno vuole comperare da me deve spendere i suoi 8 euro a bottiglia, e nessuno mai si è lamentato sulla qualità prezzo,anzi tanti che avevano preso solo una bottiglia perchè sempbrava costare troppo sono ritornati a farsene scorte industriali per non correre il rischio di vedere il prodotto finito.per meno di 7 euro a bottiglia apro i rubinetti e ubriaco i ratti nelle fogne.cari colleghi smettetela di giocare se il vostro prodotto vale è giusto che il consumatore paghi.
Sono un produttore di Chianti, mi sono imbattuto nella Vs. discussione mentre cercavo il Nuovo Disciplinare del Chianti su Google e voglio dire cosa ne penso visto che ho 59 anni e li ho passati tutti nelle più grosse fattorie di Toscana- Il prezzo di vendita all’ingrosso del Vino chianti 2009 è stato di 0,60 centesimi al litro con punte di 0,75 centesimi al litro-
E’ possibile che qualcuno possa imbottigliarlo a 2 euro mentre è più difficile venderlo al consumatore a 2 euro, sarà una politica di vendita “sotto costo ” perchè ci sono compresi trasporti, cartone, agenti vetro, sughero, etichette, colla, iva, ammortamenti ecc. il costo del vino non è il maggiore di questi
Io produco circa 95000 litri di vino ma in ogni cantina ci sono tante qualità, su 20 tini che riempio in vendemmia, fatta a mano, ce ne sono 4 0 5 eccezionali che meriterebbero gli 8 euro a bottiglia come dice Mirco, ma anche i vini che contengono gli astringenti (aspri) tannini degli “stretti” ecc ecc-Comunque la maggiore vendita sotto costo la fanno i produttori perchè tutto il vino prodotti in Toscana costa 1 euro o 1,10 al litro con le spalliere e raccolta manuale-
volevo parlare anche della “omologazione” del sapore dei vini ai gusti internazionali cioè il passaggio nel legno ecc. il gusto aperto, morbido, il colore molto coperto, che quasi non passa il vetro ha portato i vari enologi a correggere i vini prodotti naturalmente in toscana con altri più colorati e alla fine tutti i vini entrano in contatto con vini di uva Ancellotta, Alicante, nero d’Avola ecc. a seconda della moda del momento-Io nel vino uso solo la anidride solforosa perchè altrimenti è pericolosa la conservazione-Mia mamma beve solo quello prodotto con sangiovese e trebbiano mescolati che ha 3 punti di colore invece dei 9 richiesti dalla moda, ma è profumato e vivace ed ha un sapore di vino-Mio nonno quando sentiva l’odore delle barriques diceva che “sapeva di botte” ed aveva ragione, io abolirei tutta la chimica del vino compresi enzimi e fermenti e acidi vari allora si vedrebbe veramente quali sono i terreni vocati a vigneto. saluti a tutti