Sempre più spesso ed in occasioni più disparate, sia in ambienti di settore che non, mi sento ripetere;” il vino siciliano, sempre un po’ tipicamente grasso”, generalizzando e banalizzando, dove il termine “tipico” è spesso usato non per indicare una caratterizzazione positiva, ma ingiustamente, una dozzinale diversità isolana .Non tutto il vino siciliano, per fortuna oggi, esprime quei canoni monotematici che frullano nella mente sia di colleghi, che di semplici appassionati, i quali si approcciano alla bottiglia siciliana già prevenuti, pronti a trovare nel bicchiere, vini opulenti, ridondanti, di gran colore, gran consistenza, elevato tenore alcolico, spesso con legno profuso, nei quali la finezza ed eleganza sono da ricercare con il lumicino. Questa idea è molto diffusa, e riguarda anche alcuni dei più importanti “winewriter”, l’ultimo episodio che mi è capitato a Roma in occasione di un importante tasting, durante il quale mi sono sentito ripetere la solita tiritera, condita inoltre da quest’affermazione:” la Sicilia ha fatto grandi passi avanti, i vini si premiano, ma sono tutti troppo tipicamente simili”, mi ha spinto ad affrontare questo complesso argomento.
Se per tipicità intendiamo un carattere determinativo ed unico del prodotto siciliano, che ben venga quest’ attribuzione, che non la si confonda però, con rudezza e dozzinalità, che sono pur ancora presenti in taluni vini isolani, ma che certo non rappresentano la tipicità, intesa come caraterizzazione del prodotto di questa terra.
La prima considerazioni che mi piace fare sulla peculiarità della viticoltura siciliana, è che essa è in gran parte determinata dalla gran luminosità solare di una terra vocata da millenni alla vigna, dalle condizioni climatiche straordinarie, che consentono la produzione d’uve dai parametri enotecnici d’eccellenza. D’altronde, la Sicilia del vino è un continente, la vendemmia dura oltre tre mesi, comincia a primi d’Agosto nelle province più occidentali con l’uva bianca, poi continua a Settembre per le varietà d’uva a bacca rossa, fino ad Ottobre, a volte anche ai primi di Novembre, per raccogliere l’uva che nasce sull’Etna. Sono presenti grandi differenze tra un terroir e l’altro, tanti micro-climi, le pianure, le colline, la montagna, le escursioni termiche, la vicinanza del mare, il 80% delle varietà sono autoctone, soltanto il 20% alloctone, e numerose varietà fenotipiche sviluppate localmente, consentono di ottenere risultati eccellenti e sempre originali. E’ impossibile, dunque a mio parere, che indipendentemente dal vitigno i prodotti d’eccellenza abbiano caratteristiche assimilabili tra loro e connotabili in una tipicità globale siciliana. La globalizzazione è ormai entrata anche nel mondo del vino portando inevitabilmente un appiattimento delle produzioni, la grandezza del vino sta nella sua varietà e nella sua diversità, caratteristiche che ritroviamo nella sempre più ampia fascia di vino siciliano d’eccellenza.
Il rinnovamento enologico siciliano, si è compiuto con l’iniziale adozione dello stile internazionale, personaggi del calibro di Carlo Corino e Giacomo Tachis, hanno messo in campo le loro grandi esperienze, il primo per aver a lungo lavorato in Australia, in una zona di viticoltura da clima caldo, grande esperto di maturazioni fenoliche ed aromatiche e dell’ utilizzo dei piccoli legni, il secondo chiamato ad operare dall’Istituto Regionale della Vite e del Vino, ha dato la spinta decisiva per il rinnovamento qualitativo della produzione vinicola della Sicilia. Si sono impiantate le varietà internazionali Cabernet, Merlot, Syrah, Chardonnay, dando vini di grande struttura, ma finalmente anche di grande equilibrio ed eleganza. I vitigni autoctoni, Nero d’Avola, Nerello Mascalese, Frappato, Grillo, Catarratto, Grecanico ed altri, hanno iniziato a dare vini equilibrati di frutto e morbidezza. Onore quindi ai vitigni internazionali che hanno consentito alle aziende siciliane di presentarsi alla ribalta mondiale con risultati eccellenti, ma adesso è giunto il momento della rivalorizzazione dei vitigni autoctoni e delle equilibrate sperimentazioni in blend, parte importante del nuovo modo di fare vino di qualità in Sicilia
La nuova tendenza della produzione non è quella dei vini iperstrutturati, da masticare, ma bensì la ricerca d’eleganza, finezza e personalità, in vini vini” ossia autoctoni o blend bordolesi corretti con l’inserimento di autoctoni, con quest’ultimi particolarmente ricercati dal mercato mondiale. Oggi è impossibile, dunque, connotare il vino Siciliano in un unico parametro, essendo così variegato e diverso proprio in quello di gran qualità, frutto di scrupoloso lavoro che è giusto riconoscere a pieno titolo, e non svilire con affermazioni datate e superate.
Interessante l’argomento che propone, pur essendo veneto amo i vini siciliani e ne comprendo le profonde differenze tra zone e territori. La banalità impera tra chi giudica il vino con superficialità, come non condividere le sue tesi.
Il vino della Sicilia è spesso giudicato come tu dici, ma è così grande come regione che è effettivamente impossibile che sia simile in ogni zona di produzione. Ma a proposito a tuo modo di vedere qual’è la zona più interessante ?
Franco 33, come fare un torto ad una zona reputandola meglio rispetto ad un altra. Ogni zona vitivinicola della Sicilia ha delle caratteristiche pedoclimatiche che si adattano meglio ad un vitigno piuttosto che ad un altro, è l’interazione vitigno territorio gioca un ruolo fondamentale per l’espressione qualitativa del vino. Non è possibile definire migliore la zona dell’Etna rispetto a quella di Pachino, quella agrigentina o del trapanese, ogni zona è maggiormente vocata per una determinata tipologia, ma è un argomento molto vasto da affrontare con calma.
Ciao Luigi è un piacere ritrovarti in questo tuo Blog, ricordo con piacere le nostre degustazioni al tigulliovino meeting 2007, ho saputo che quest’anno saremo a Genova a palazzo ducale. Precise le tue puntualizzazioni di questo post, ne conosco tanti colleghi giornalisti che parlando di vino siciliano non fanno altro che snocciolare le solite considerazioni e magari non hanno mai fatto un giro in sicilia per vigneti e cantine.
Anna
Condividerai però che a volte si bevono siciliani eccessivamente marmellatosi, quasi da colazione mattutina, carichi oltremodo, e ancora sono tanti in circolazione con queste carateristiche.
A me dispiace per coloro a cui il vino siciliano non piace perche’ lo trovano troppo caldo o di gran consistenza, è la nostra terra il nostro clima a rendere i nostri vini cosi luminosi,caldi e forti trasmettendo queste bellissime sensazioni al vino e definirlo grasso mi sembra un pò eccessivo.
I vini di Benanti, Tenuta delle Terre Nere, Feudo Grottarossa, Feudo Bucari, Gulfi, Feudo Montoni, e tanti altri potrei citarne non sono affatto marmellatosi , bisogna conoscerlo il vino prima di esprimere pareri frettolosi.
Sono d’accordo con lorenzo rm, bisogna conoscere i prodotti prima di giudicare, vorrei inoltre capire cosa intende acinocarico70 per vino troppo marmellatoso, quasi da “colazione”!
Per vini marmellatosi intendo vini ipercolorati, iperfruttati, quasi polposi, da spalmare, che dopo un po bevendoli ti stancano e non hai voglia di continuare a bere ? un esempio CAMELOT di firriato
ti sei spiegato benissimo acinocarico 70 ma non sono soltanto i vini siciliani marmellatosi, lo sono anche gli altri come quelli del centro-sud che ho avuto modo di degustare ad esempio Pianetta di Càgnorè igt Marche vernaccia nera, Nero del tasso igt Campania aglianico del beneventano o Le Chiuse Rosso di Montalcino DOC ed altri ancora,sono degli ottimi vini anch’essi rossi consistenti con una gradazione alcolica tra i 13 e14 gradi fruttati speziati ed equilibrati; perchè allora etichettare solo i vini siciliani marmellatosi o come si evince dall’articolo grassi?. I vini devono trasmettere una emozione quando li bevi ,lasciarti dei ricordi gusto-olfattivi piacevoli… altrimenti bevi un bicchiere d’acqua!
Il Nero deel Tasso è il assoluto il mio vino prediletto, ho un enoteca ad Avellino è il vino è la mia ordinaria quotidianetà, e questo vino mi trasmette una grande emozione. alla domanda se i vini siciliani tipicamente grassi ? rispondo, giudizi sui vini siciliani senza cognizione di causa ? SI
Io sono convinto che questi vini Siciliani definiti grassi e del “falegname”, sono prodotti adatti al mercato estero, dove sono molto apprezzati, come: Paesi dell’ Est, Asia e Americhe , qui le vendite sono rilevanti, quello che le Aziende che producono grandi numeri vogliono, perchè vi voglio ricordare che il vino si fà, ma venderlo è difficile, e chè la qualità, non fà grandi numeri!
Non c’è regione che sia cresciuta in qualità negli ultimi dieci anni come la Sicilia, ci sono vini straordinari in ogni zona dell’isola è come dici tu Luigi, vini così diversi tra loro che sembrano provenire da continenti diversi. come dice Maurizio non sempre la grande qualità fa grandi numeri, ma in Sicilia ci sono dei casi lampanti del contrario, è questo è sicuramente un merito, vedi Florio, Planeta, Benanti, Donnafugata e tanti altri.
Queste Aziende da te menzionate, Andrea, sono molto meritevoli perchè sono quelle che danno lustro alla vitivinicoltura Siciliana nel Mondo, ma guardo con notevole interesse quelle aziende neonate e quelle che dal mio punto di vista, stanno e continueranno a lavorare nella giusta direzione qualitativa. Voglio citare, Tenuta Gorghi Tondi e Bruno Fina, queste, sono nel mio cuore per la qualità delle stesse persone, che è uguale a quelle citate da te, Andrea, e di conseguenza anche dei loro prodotti.
Vi voglio ricordare, che la qualità è una proiezione dell’ essere umano.
P.S. Vi consiglio di sentire i loro vini che sono veramente interessanti e meritevoli.
Luigi sempre puntuale nelle tue osservazioni, chi meglio di te conosce il vino di Sicilia. Da piemontese non posso che ammirare la crescita enologica della tua terra, ed a differenza di tanti provo un grande piacere per questo sviluppo della qualità diffusa su tutto il territorio dell’isola. Sai che giro in lungo e largo l’italia del vino ed ho la sensazione che chi esprime i pareri che tu hai sottolineato ( e sono tanti ), lo faccia in maniera non sempre sprovveduta , ma addirittura mirata, per nascondere una realtà in crescita ed in cambiamento.
CIAO Alessandro
Vorrei segnalare una bottiglia che ho bevuto ieri, che dimostra a pieno che i vini siciliani spesso sono esattamente il contrario di come li definiscono, il Grillo piconello 06 azienda Rizzuto in provincia di Agrigento, entusiasmante.
VORREI RICORDARE CHE IL VINO SI PUO FARE ANCHE CON L’UVA, E’ UNA VECCHIA FRASE MA PER ALCUNI CREDO CHE CALZA BENE
[…] Per tanti anni il vino siciliano è stato utilizzato nella maggior parte dei casi per “tagliare” vini meno corposi, ma grazie alla passione ed alla dedizione di molti, oggi il vino delle […]