Sono da sempre convinto che lo scambio ed il confronto siano momenti essenziali di conoscenza, l’ennesima riprova qualche giorno fa nel corso della riunione di lavoro tra amici a casa dello chef Bonetta d’Oglio per parlare di progetti di cucina e vini. Bonetta adora i vini naturali e ci sottopone una Barbera d’Asti veramente molto interessante, una piacevolissima scoperta. Il vino è “Lia Vì” Barbera d’Asti 2010 dell’azienda Carussin di S. Marzano Oliveto, un piccolo Comune del Sud Monferrato Astigiano situato sulle colline tra Nizza Monferrato e Canelli, l’azienda si avvale della certificazione biologica con l’ente Suolo e Salute, le coltivazioni sono condotte con il sistema biodinamico.
Carussin è da sempre è impegnata nella valorizzazione del vitigno Barbera, il nome del vino “Lia Vì” nasce dalla ricerca fatta sui tantissimi nidi spontanei che si trovano tra le vigne al momento della potatura. Il passeraceo che vi nidifica è un uccello migratore che sosta in questa vigna posta sulla sua traiettoria di viaggio il Muscicava Parva chiamato in piemontese Lia Vì.
Il vino nasce con spremitura soffice e fermentazione controllata con lunga macerazione, tre rimontaggi giornalieri e stabilizzazione naturale durante l’affinamento in acciaio. Un vino naturale godibilissimo a partire dal colore rubino luminoso, dal naso semplice ma efficace di ciliegia, cassis, lampone, sottobosco, chiodi di garofano, pepe nero. Al palato è estremamente convincente, freschezza perfetta e caldo avvolgente, finale lento di ritorni gusto-olfattivi. Bonetta ci porge della robiola e noi spiluccando continuiamo ad apprezzare le caratteristiche di questa Barbera.
Finalmente!! E’ di questi giorni la decisione dell’Europa di riconoscere il vino biologico, una conquista molto importante per i viticoltori biologici italiani ed europei. Il nuovo regolamento entrerà in vigore il prossimo primo Agosto e permetterà di utilizzare il termine “vino biologico” sulle etichette, accompagnato dal logo biologico dell’Ue e dal numero di codice dell’organismo di certificazione competente. Il vino biologico prevede una presenza di solfiti pari a 100 milligrammi il litro per i vini Rossi e 150 per i vini Bianchi e Rose’: 50 milligrammi in meno per ogni categoria, rispetto ai livelli attualmente in vigore per i vini convenzionali.
Per i vini prodotti nei Paesi del centro e del nord d’Europa, Francia compresa, in cui e’ presente un tenore di zucchero residuo superiore a 2 grammi il litro, la presenza limite di solfiti per il vino biologico passa da 100 a 120 milligrammi il litro per i vini Rossi, e da 150 a 170 per quelli Bianchi e Rosè.
Allora avremo se ho capito bene oltre il vino da agricoltura biologica il vino biologico riferito alla percentuale di solforosa in bottiglia.
x Isibarda
Si è proprio così.
Sono per i vini naturali però quelli che diano anche piacevolezza, come questo che ha descritto Luigi, ne ho bevuti di terribili , allora se sono naturali che valore hanno ?
Conosco quest’qzienda di nicchia i suoi vini sono puliti ed eleganti. Complimenti a lei che ne parla ai lettori
Era ora di proteggere ed evidenziare per legge il vino bilogico!!!!!!!!!!
A mio modo di vedere bisogna proteggere ed incentivare le piccole produzioni biologiche e biodinamiche, I controlli devono essere reali e non sulla carta, la solforosa deve essere rigidamente controlata, solo così si eviteranno possibili fregature per i consumatori.
Mi commuovo sempre qundo vedo una nostra etichetta raccontata e così ben spiegata! Poi, quando il Vino in questione è una delle nostre Barbera senza legno, semplice e, ovviamente, con tutte le spigolosità della Barbera d’Asti della mia zona!..ecco, sono felice! Non capita in un bel periodo della nostra vita lavorativa, invece, il voler “dire la mia” sulle certificazioni! Cercherò di essere breve e, spero, di non essere fraintesa. Io, adoro i controlli! Sono fondamentali, ma solo quando si rivelano necessari. Devo, però, evidenziare che vi è molta confusione. Aziende famigliari come la nostra sono sottoposte a regole veramente colme di, a mio avviso, inutile burocrazia. Per realtà come la mia, in qualsiasi settore agricolo, (orto, allevamento, frutta, ecc, ecc), dove il prodotto che si vende è consumato in primis dal produttore, si dovrebbero veramente sveltire i controlli e “la carta”. Siamo certificati bio, ma non ci sentiamo assolutamente tutelati. Aziende come la nostra lavorano in Naturale, sia in Vigna che in Cantina, ed, ad esempio, la solforosa è l’ultimo dei nostri problemi! Ci sono anni che neppure si utilizza e, quando c’è, non raggiunge più dei 30/40 milligrammi/litro..quel che preme a noi è, innanzitutto la fertilità del suolo, ma per avere ciò si dovrebbe fare un cambiamento radicale di mentalità e, come dice Maule, tornare a determinare il valore di un appezzamento di Terreno non da quel che vi è impiantato, (Nebbiolo da Barolo ec ecc), ma dalla sofficità e fecondità del Suolo..così si che avremo delle belle sorprese..a meno che, anche in questo caso, i parametri non vengano “adattati” alle “esigenze di mercato”!! Ci vorrebbe chiarezza e capire cosa è il contadino. Ognuno deve essere libero di produrre come vuole, ci vuole rispetto per tutti, ma, purtroppo, nel meraviglioso contesto agricolo, unico al mondo, come è quello Italiano, l’omologazione rischia di far morire aziende agricole condotte da contadini che non ce la fanno a star dietro all’enorme mole di lavoro “in ufficio”..Scrivo ancora una cosa e poi non vi tedio più! Nel 2010 ci siamo prestati ad una sperimentazione che il dottor Leonello Anello ha voluto realizzare per raccogliere dati scientifici confrontando due vinificazioni: una Naturale ed una convenzionale. Per noi è stata una esperienza sorprendente..(chi desidera dati più precisi mi può contattare o visitare il sito viticoltura biodinamica moderna).
Un ultimo pensiero va al consulatore. A Lui va il mio GRAZIE! L’Agricoltura ha bisogno di consumatori critici, attenti sempre più capaci di distingure l’Agricoltura vera dall’agricoltura “marketing”; consumatori che diventano semplicemente co-produttori e che, magari, hanno voglia di visitare le aziende e, perchè no, dare una mano in campo..
Gent.ma Bruna, da ciò che ha scritto traspare una grande passione per il suo lavoro e la sua terra, sono sempre più convinto che chi comunica il vino deve sbirciare, oltre che dentro al bicchiere dietro la bottiglia perchè è possibile scorgere vìgnaioli tanto fedeli ai propri principi da farne legge.
Tra le tante verità che lei esprime una un particolare mi ha colpito:
“l’omologazione rischia di far morire aziende agricole condotte da contadini che non ce la fanno a star dietro all’enorme mole di lavoro “in ufficio”..
Inoltre sono veramente interessanti i dati che mi ha inviato delle note degustative che riguardano i vini uno vinificato con protocolo chimico e l’altro biodinamico.
“L’intensità aromatica risulta esaltata nel vino biodinamico, Ma le vere differenze si delineano meglio sull’assaggio, la morbidezza dei tannini che presenziano senza invadere la scena, l’eleganza del corpo che struttura, ma non costringe dando dinamismo ad un palato che persiste anche dopo il primo assaggio. E’ un equilibrio di piaceri che creano un palco vellutato su cui ogni sentore può esprimersi e esibirsi al meglio. La consistenza del frutto, uva, che si ritrova nel bicchiere, grazie ad una gestione più armonica della vigna e ad un attenzione maggiore in cantina, resta integra e palpabile”.
Sicuramente avro piacere ,appena mi capiterà di trattare l’argomento in pubblico, di far vedere i dati della comparazione della degustazione.
Molto interessante ed affascinante quest’argomento, sono decisamente propenso alla naturalità dei vini ma anche loro piacevolezza.
trovo i vini Carussin a Napoli?