Polemiche, ed ancora polemiche da più parti, sui vini siciliani ottenuti da vitigni internazionali, pseudo esperti, integralisti del gusto, palatali in esubero, continuano ad esprimermi le loro perplessità su taluni di questi vini, a volte francamente a ragione, molto più spesso a torto, per il semplice gusto di criticare l’espressione siciliana del gusto-Cabernet Sauvignon, gusto-Syrah, ecc…
In Sicilia lo studio, la sperimentazione e poi la diffusione dei vari vitigni internazionali Cabernet, Syrah, Merlot, Chardonnay ecc.., ha messo in evidenza una particolare vocazione di numerosi territori a produrre queste uve, agevolata dalle favorevoli condizioni climatiche che portano a perfetta maturazione uve particolarmente curate. Proprio per questo, i vitigni alloctoni sono ormai particolarmente diffusi, in particolare il Syrah, arrivato in Italia solo a metà degli anni Ottanta, attualmente è presente nell’isola con circa 5000 ettari d’estensione, pari a circa il 4% della superficie vitata della regione. Ad oggi sono circa un centinaio le etichette di Syrah monovarietale e poco meno sono gli uvaggi polivarietali con la presenza del vitigno tra il 15 e l’80%, sia in abbinamento a vitigni internazionali come Cabernet Sauvignon e Merlot, che ad autoctoni quali Frappato e soprattutto Nero d’Avola, che risulta ammorbidito da tagli con Syrah già a partire dal 15% in volume.Il Cabernet Sauvignon è tra i vitigni più internazionali, considerato il re dei vitigni rossi nobili, ha ottime capacità d’adattamento alle più disparate condizioni climatiche siciliane ed alle varie tecniche di vinificazione, le sue bacche maturano tardi, e danno vita a vini dall’intenso colore scuro, tannici, con una particolare attitudine all’invecchiamento. Anche se da più parti si apprezza questo rinnovato internazionale stile enoico siciliano, c’è chi di contro, non è affatto d’accordo sulla sempre più “californizzazione” della produzione.
Luigi sono assolutamente daccordo con te, spesso mi capita di bere dei vini assolutamente insignificanti e privi della più assoluta territorialità, ma passati per buoni perchè da vitigno d’origine locale. Assurdo, ed assurde queste critiche preordinate agli internazionali !!!!!!!!!
Gli alloctoni in Sicilia, e non lo dico certamente io, esprimomo caratteristiche di unicità e peculiarietà, per cui queste polemiche sulla loro valenza mi sembrano il classico modo per screditare il lavoro dei siciliani.
Sono per la valorizzazione dei vitigni autoctoni, e mi fa particolarmente piacere che proprio tu che fai una guida di settore sui vitigni autoctoni, sollevi il problema di queste continue critiche ai vini da vitigni internazionali.
La penso come te , credo sia solo invidia, la Toscana ha fatto la sua fortuna internazionale sui vitigni alloctoni, ed allora tutte queste critiche mi sembrano eccessive.
Si è vero molti produttori si sono inventati a mettere in bottiglia internazionali veramente non di livello, ma in tutti i campi dove si segue una tendenza si può sbagliare qualcosa.
Amo i Nerelli, i Carricante, i Grillo, i Nero D’avola, purchè mi emozionino.
…ed anche i Cabernet, i Syrah, gli Chardonnay….
..importante che siano qualità figlia ed espressione di un territorio.
Si bevono dei Merlot indecenti e dei Cabernet da splamare a prima colazione.
Ok spesso i giudizi sono forti, ma anche chi produce stò vino, potrebbero farlo testare a chi ha una panoramica ampia delle produzioni, prima di uscire sul mercato.
Dannate IGT !!!!
Ricordo a Roma “all’International Wine Accademy”, che qualche anno fà che prendesti parola durante la degustazione dei Merlot d’Italia a proposito della critica che il Conte Gelasio stava muovendo nei confronti del Merlot Planeta.
Passano gli anni ma qualcuno vede la Sicilia sempre con sospetto !!!!
Il Syrah arrichisce e migliora il Nero d’Avola, per quale motivo non dovrebbe essere utilizzato.
Forse per far durare meno nel tempo il vino ?
Questa tua frase l’avrei detta esattamente anche io :
Così mi è capitato di commentare in pubblico taluni Cabernet o Syrah che evidenziano la matrice di provenienza più di taluni Nero D’Avola, mortificati da uve di dubbia qualità e sviliti da vinificazioni ipermoderne.
Roberto
Il vino siciliano cresce in qualità e mercati, e fa un po paura tanto da essere criticato a mio modo di vedere spesso a sproposito.
Critiche hai vini cabernet, merlot e chardonnay di sicilia ? non preoccupiamoci se riguarda vini mediocri che offuscano le ottime produzioni da vitigni Internazionali, lperchè la moda di produrre gli alloctoni per fare mercato credo sia in declino.
La Sicilia ha potenzialità straordinarie, basta non massificare le produzioni, le critiche fini a sè stesse cesseranno del tutto.
E poi da chi vengono queste critiche ? Esperti di settore che neanche mettono piede in questa terra !!! … e potrei citarne almeno un paio !!!
Ho bevuto dei Syrah siciliani con il legno finemente dosato, di buon equililibro e non di eccessivo calore.
Troppe sono le criiche che ripetono che gli internazionali andrebbero lasciati coltivare sono e soltanto ai francesi o al nuovo mondo, invece possono essere molto interessanti e fare da apripista agli autoctoni.
E’ questo caro Luigi ormai come ben sai avviene !!!!
PROSIT !!!
Non comprendo questo continuo attaccare gli alloctoni siciliani, è un ritornerlo ormai sentito troppe volte.
Direi: non ci curiamo di loro produciamo il meglio e basta .
Perchè le DOC siciliane hanno i disciplinari cosi zeppi di vitigni Internazionali ?
Criticare solo le IGT da vitigni internazionali è ridicolo, allora bisognerebbe farlo anche delle DOC dove spesso questi sono molto presenti.
Andrea
Ammiro molto la Sicilianità del vini quella vera , quella di qualità, che si rivela indipendentemente dal vitigno che da origine al vino.
Sono per la promozione dei vitigni locali, ma non per una chiusura alla diffusione delle realtà vinicole espresse attraverso qualunque vitigno di diffusione mondiale.
Della Sicilia mi affascinano i Nerelli, i Nero d’Avola, i Grillo ma anche i syrah, i Sauvignon, gli Chardonnay, i Viognier.
Il vino deve dare emozione è quelllo siciliano difficilmente tradisce.
Sono davvero tante le aziende siciliane che produco Syrah?
Non credevo affatto,, lo esportano forse molto oltre confine, in Italia non se ne trovano tante.
Mi permetto di citare un pezzo di Vittorio Zaccone per f ortuna non tutti criticano tanto per farlo:
Il tema vale qualche riflessione. Per cominciare, i vitigni non hanno nazionalità: parlare di autoctoni e alloctoni ha poco senso. Non è tanto importante sapere da dove viene un’uva, ma piuttosto capire se quest’uva può dare buoni risultati in una determinata zona. Una varietà indigena che non è in grado di produrre come si deve va sostituita con una migliore, selezionata in base alle caratteristiche pedoclimatiche del territorio. E il vino deve essere appunto espressione del territorio, che giusto prevalga sull’uva; sia perché la stessa uva, coltivata in diverse condizioni di terreno e di clima, dà vini differenti, sia perché è rischioso puntare solo su una denominazione di vitigno. Un Merlot siciliano e tutt’altra cosa rispetto a un Merlot del Piave, così come un Pinot Grigio trentino avrà ben poche similitudini col Pinot Grigio che stanno piantando in California.
non sono d’accordo a criticare i vitigni internazionali che nella nostra bella sicilia producono ottimi vini sia monovalenti che in blend e sono espressione del territorio il nero d’avola e syrah e uno dei blend meglio ottenuti.
la polemica è sterile e priva di significato tecnico; il vitigno è patrimonio dell’uomo ed il vino è figlio dell’ambiente pedologico,climatico e della sapiente opera del viticoltore.
Forse i fautori della “no chardoneizzazione” della Sicilia propendevano per una esclusiva produzione isolana di vino da taglio da commercializzare sfuso? La querelle autoctono-alloctono va inserita nei suoi aspetti economici di presenza sui mercati. Occorre superare tale problematica e pensare alle tante cose di cui necessita la produzione vitivinicola siciliana ( vedi una corretta comunicazione dei prodotti oggi gestita in modo approssimativo e da persone poco accorte ed a volte impreparate ).
Ciao a tutti,
fefè