Proprio perché da qualche anno, insieme con un amico laziale, soltanto per gioco, amicizia e divertimento, produco un vino composto per metà da uve siciliane e per metà laziali, che abbiamo scherzosamente definito ad “indicazione geografica molto tipica”, trovo assurdo che da più parti e con forza si ritorni a sostenere l’esigenza della nascita di un’Igt Italia, nella quale dovrebbero confluire vini prodotti con uve sia autoctone sia internazionali, provenienti dalle più lontane aree vinicole sparse nelle varie regioni italiche.
L’idea di legalizzare e disciplinare, ad esempio un vino Igt Italia Rosso costituito dall’unione di Nebbiolo, Cannonau e Sagrantino o da Cabernet di tre o quattro regioni a secondo dell’esigenza commerciale più che dalla fantasia dell’enologo di turno, mi sembra l’ennesima stoccata per far perdere ulteriore identità territoriale al vino
Non è certamente una giustificazione valida, il fatto che la Francia con la denominazione “Vignobles de France”, e la Spagna con “Viñedos de Espana”, hanno scelto il percorso del gran contenitore, che sarà forse utile ad aumentare le esportazioni, ma a mio modo di vedere non porta benefici alla qualità enologica e può essere causa di un ritorno d’immagine non del tutto positivo per tutti i vini di questi paesi. Chi continua a spingere verso la creazione dell’Igt Italia lo fa allo scopo di poter maggiormente competere con le produzioni di paesi emergenti, che continuano a conquistare fette di mercato nel mondo, ma nel contempo farebbe bene a preoccuparsi dell’intera credibilità enologica del nostro paese, l’interesse di tutelare i “vini industriali” non deve creare danno alle produzioni di qualità.
Sia le soluzioni che prevedono Igt da vitigni autoctoni o solo da vitigni alloctoni, sono discutibili. La prima dovrebbe essere un miscuglio d’uve diverse proveniente da qualsivoglia regione, ma solo alcune uve autoctone sono diffuse su tutto il territorio nazionale, la maggior parte sono soltanto presenti in alcune specifiche regioni ed in queste esprimono tutte le loro compiute caratteristiche con uno stretto legame con la zona d’elezione, quindi come dare un carattere nazionale ad un vino le cui uve sono proprie, come spesso avviene, addirittura di una sola provincia. La seconda soluzione, unica praticabile, sarebbe comunque estremamente riduttiva per il marchio Italia, ovvero un Igt da uve internazionali, creata per esprimere l’italianità del vino, diciamola tutta, sarebbe un vero e proprio falso.
Adesso si propone l’idea di un sapiente mix, qualunque uva di qualunque regione per creare un unico calderone Igt Italia, in grado di coniugare flessibilità produttiva, prezzo più competitivo e marketing immediato e connotabile. Non sono per nulla daccordo, credo che sarebbe decisamente meglio e più utile, ridurre le Igt regionali, magari ad una per regione, rendendole rappresentative di un territorio e del “Made in Italy del vino”, e portandole ad essere bandiera competitiva sui mercati mondiali con il logo regione-Italia, e non snaturando quindi, completamente il concetto d’origine del vino.
I grandi industriali del vino non aspettano altro, che venga varata ll’IGT Italia, in questo modo verrebbe legalizzato quello che avviene da anni, praticamente che le varie Igt del nord sono infarcite di vino che proviene da altre regioni italiane.
Penso che il vino che andrebbe in bottiglia con la dicitura IGT Italia, non sarebbe certamente di pregio, ma credo che dal punto di vista commerciale potrebbe portare benefici, ITALIA in etichetta sarebbe per il cliente estero un attrattiva sicuramente notevole….e poi attualmente parecchi vini da tavola non sono a produzione ITALIA, come mosti parlando !!!!
Luigi la settimana scorsa in un tasting anche io ho risentito esprimere e ribadire l’esigenza da parte di un produttore Friulano dell’approvazione dell’IGT Italia, a suo modo di vedere utilissima a vendere tanto vino italiano all’estero, io sono e resto però perplessa.
La creazione dell’IGT Italia significherebbe ammettere un fallimento, che riguarda il sistema delle Doc, questo diciamo la verità (wine reality) non garantisce ne la qualità ne la commercializzazione facile.
A ripetute ondate, da 2 anni a queta parte, ritornano le proposte per IGT italia, da noi in Veneto è molto sentita la speranza di poterla ottenere. Personalmente non la reputo il peggior dei mali, basta che sia chiaro al consumatore straniero che il vino IGT Italia non è rappresentativo della nostra enologia, ma è un prodotto base originario Italia magari a basso costo.
L’ IGT ITALIA sarebbe un grave danno, un colpo basso alla specificità del vigneto, il risultato sarebbe la costruzione di vini esclusivamente in cantina attraverso le mescolanze di uve dalla provenienza più antitetiche. Gentile Luigi, le dico francamente che sarebbe un riconoscimento legale alla pratica di mescolare i vini di provenienza diversa in barba alle più evidenti regole di territorialità. Ma noi italiani non siamo poi tanto scemi, l’Igt Italia non vedra mai la luce. Almeno spero.
Il tema è sicuramente interessante e di attualità, pur facendo parte di una cantina sociale sono in perfetta sintonia con la tua tesi ” ridurre le Igt regionali, magari ad una per regione, rendendole rappresentative di un territorio e del “Made in Italy del vino”, e portandole ad essere bandiera competitiva sui mercati mondiali con il logo regione-Italia, e non snaturando quindi, completamente il concetto d’origine del vino “. Ad esempio andrebbero approvate specifiche leggi che favoriscano la commercializzazione del marchio Igt Sicilia-Italia fuori dai confini nazionali, in modo da contenerne il prezzo finale rendendolo competitivo verso tutti quei prodotti dei paesi emergenti, che invadono i mercati esteri a prezzi inferiori ai nostri. Questo è il vero PROBLEMA !!!!!
Approvo e confermo Igt Italia NO GRAZIE
Non bastano tutte le porcherie che si trovano in bottiglia sotto la dicitura Igt, almeno si attribuiscono ad un luogo, così non si saprebbe proprio nulla.
Sono favorevole allIGT Italia, perchè servirà ad evitare alcune consuete magagne:
1) la pratica di comprare mosti a pochissimi centesimi litro da posti ben lontani del mondo e spacciarli come italiani grazie alle generica denominazione ” Vini da Tavola”. Sono stato sempre contrario a questa pratica che è diffusissima.
2) il prodotto Igt Italia servirà a non mascherare l’utilizzo di mosti di altre regioni, come adesso si fa nelle varie Igt regionali.
3) con l’utilizzo della Igt Italia, il prezzo di queste bottiglie scenderà notevolmente, rendendole competitive sul mercato mondiale.
….e buona pace alla qualità.
Roberto tutte le tue affermazioni sono condivisibili, tranne “…e buona pace alla qualità”.
Come dire che non ti importa molto della qualità, o almeno ti importa meno dei precedenti tre punti.
Bisognerebbe impedire che i primi due punti siano messi in pratica, invece di far nascere (scusa la parola ma l’ha già detta il leghista Calderoli per qualcosa di più importante) una porcata.
Anna
Trovare il giusto equilibrio non è facile, ma la giusta dicitura per tutelare la qualità è IGT Italia Export
Ma scherziamo, l’Igt italia darebbe solo vini senz’anima, figli di nessuno.
Proprio adesso che i vitigni autoctoni stanno riprendendo campo su tutto il territorio nazionale, ed è premiata la capacità di valorizzare la diversità dei territori, vogliamo buttarci la zappa sui piedi con una simile scelta.
C’è veramente bisogno di una Igt Italia per aumentare le vendite di vino all’estero? Ho letto da più parti che l’export è notevolmente aumentato in questi ultimi anni, una simile decisione potrebbe essere fortemante negativa, perchè fin ora sono stati premiati qualità, trasparenza, vitigni autoctoni e valorizzazione del diverso territorio regionale.
Ma come, mentre anche gli ultimi arrivati, i paesi emergenti cominciano ad inventarsi ed a valorizzare cru, in Italia di nuovo un certo tipo di sistema produttivo italiano richiede IGT Italia che rischia di impoverire il comparto vitivinicolo del bene fondamentale del successo, la qualità. Basta su via !!!!
Sono d’accordo con Isibarda e con tutti coloro che sono sfavorevoli all’IGT Italia,in quest’anni molto è stato fatto per valorizzare il territori e mi auguro che si continui a fare.Con la IGT Italia tutto il lavoro svolto andrebbe perduto
Certi personaggi che producono vino come se producessero lavastoviglie, hanno come credo il “”competere””, e IGT Italia è quello che gli serve, consente di sdoganare i vini da tavola e fare denari.
Ecco il parere di angelo Gaja sull’argomento ;
Per i produttori sarebbe una pacchia, come produrre nel Far West, senza regole o quasi, avvantaggiandosi del nome Italia, il più bello e prezioso che abbiamo; gli scandali però non tarderebbero ad affiorare con il rischio di far perdere la faccia a tutti i vini italiani. Inoltre, con la Igt Italia, otterrebbe riconoscimento legale la pratica di mescolare i vini del sud a quelli del nord: si faceva già una volta, di nascosto però, e si chiamava con un altro nome ?
…se lo dice anche lui c’è da esserne certi.
Francesco
La soluzione ideale penso sia una fascetta per l’Igt Italia che permetta di schedare le cantine, in modo da sapere la provenienza dei mosti che compongono il vino aziendale.
Questo consentirebbe di controllare e qualificare questa Igt, e permetterebbe a tanto vino sfuso di essere venduto all’estero.
OTTIMA idea quella della fascetta IGT italia !!!
Limiterebbe l’utilizzo della igt alle sole aziende serie !!!